amo (finalmente) la montagna in inverno

Per anni andare in montagna con i bambini in inverno è stato per me più uno stress che una piacevole evasione dalla routine cittadina. Del nostro approccio fallimentare con la neve ho ampiamente parlato qui e ci ho diffusamente ironizzato sopra qui. Partivo con grandi sogni romantici di bimbi felici di rotolarsi nella neve fresca e puntualmente mi scontravo con una realtà decisamente più pulp fatta di bambini in lacrime perché ‘quella cosa bianca e soffice era pure maledettamente fredda e bagnata. C’era quello che faceva uno scivolone epocale sul sedere e si metteva a frignare, quell’altra che arrivava in cima alla collina e poi non sapeva come scendere…e si metteva a frignare pure lei. E così via.

Poi, a un certo punto, lo scenario è cambiato. I due nanetti infagottati e lagnosi hanno lasciato il posto a due bambini pieni di entusiasmo, che non vedevano l’ora di rotolarsi nella neve, prenderne a piene mani e mangiarsela, giocarci senza guanti, anche a costo di gelarsi i polpastrelli: due bambini sorridenti, insensibili al freddo, desiderosi di stare all’aria aperta dalla mattina alla sera. Ok, ora l’ho capito, bisogna aspettare che i figli abbiano almeno 4 anni perché la montagna in inverno torni ad essere una gioia…per tutta la famiglia. In queste ultime settimane, ovvero da quando questo cambiamento epocale è avvenuto, mi scopro a non vedere l’ora che arrivi il venerdì per lasciare la città e rifugiarmi nella casetta ai piedi del Monte Rosa che abbiamo preso per la stagione invernale: la stessa sensazione di farfalle nello stomaco che avevo quando i miei, da bambina, mi portavano sulle montagne del Gran Sasso, dove avevamo una mansarda minuscola che per me era il centro dell’universo e dove ho trascorso tutti gli inverni della mia infanzia e anche di più. 

L’idea di poter fare, finalmente, coi miei figli quello che io facevo alla loro età quando andavo in montagna mi emoziona, come mi emoziona iniziarli a piccoli riti che sono certa si trasformeranno in ricordi indelebili: la granita fatta coi limoni, lo zucchero e la neve fresca trovata sul davanzale della finestra; tuffarsi all’indietro sui campi innevati senza paura di farsi male, affondare con i piedi fino a dove la neve è così alta che rimani inchiodato e devi tornare indietro; fare su e giù con lo slittino mille volte; staccare i ghiaccioli che penzolano dai recinti di legno e mangiarseli. 

E’ bello guardare Olli e Bibo buttarsi sul letto la sera stanchi di una stanchezza sana, è bello vederli partecipi e scalmanati, con le guance rosse e la meraviglia negli occhi. Ed è bello affrontare la settimana nell’attesa impaziente che arrivi venerdì. Per tornare dalle nostre montagne.

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