Figli piccoli, problemi piccoli

Marta: Tutto bene?

Io: Sì, tutto ok. Ero solo in digital detox per qualche giorno.

Marta: Ah meno male…sono più tranquilla. 

Questa l’ultima conversazione via WhatsApp tra me e Marta, la mia best friend del liceo.

Perché si sa, se una persona con due figli piccoli non dà più cenni di vita sui social la prima cosa che si pensa è che sia successo qualcosa: il bambino ha ingoiato il nocciolo di una pesca ed è al pronto soccorso; si è preso il morbillo ed è stato ricoverato all’ospedale con la mamma al capezzale.

Io: Come sono andate le vostre vacanze? Le ragazze si sono divertite dai nonni?

Marta: E’ stata durissima…troppo difficile descrivere con poche parole 4 adolescenti FEMMINE in vacanza. Ho dormito poco, molto poco.

Marta ha pensato di concedersi la gioia della maternità molto giovane e quindi oggi ha due figlie adolescenti, rispetto a me che sono stata una primipara attempata e che, alla sua stessa età, ho due figli ancora piccoli dietro a cui fatico a stare (anche a causa dell’età, credo..). Io sostengo che lei, con due figlie ormai grandi e indipendenti, abbia ormai ampiamente ‘scollinato’. Lei mi risponde che le cose non stanno proprio così. Quindi ci rimpalliamo i lamenti su quanto sia tosta stare dietro a due bambini sotto i 6 anni e quanto lo sia di più star dietro a due adolescenti.

Marta mi dice che dovrei godermi questo periodo della vita coi figli, ché poi tutto si complica. Eppure ai miei occhi è il contrario. Oggi per me è una fatica quotidiana anche fisica, a partire dalle cose più banali come riuscire a lavare i denti al mio secondogenito che corre a nascondersi ogni singola sera; o trovare un modo per dissuadere i bambini dal voler comprare le patatine dopo la scuola, con mio figlio che minaccia di buttarsi per strada in lacrime…cosa che poi puntualmente fa mentre io invoco mentalmente Maria Montessori dall’aldilà perché mi dia un segno. Oppure fare in modo che gli spaghetti non li mangino con le mani, sbrodolandosi e sporcando ovunque ma come delle persone civili, con la noiosa ma efficace FORCHETTA. Per poi arrivare alle cose più importanti come educarli a essere rispettosi, ad essere gentili con gli altri, a dire grazie e per favore….che dalle loro bocche faticano così tanto a uscire, e io che mi ritrovo ogni santa volta a dovergli ricordare come si dice?? mentre loro mi guardano come se fossero vissuti nella giungla fino a un minuto prima e quindi non avessero idea di come si vive nel mondo civile.

Per Marta sono dettagli che fanno sorridere, perché è durante l’adolescenza che i nodi vengono al pettine. Quando le personalità dei tuoi figli sono bene o male formate ma ancora in fieri e tu ti aspetti (o comunque speri) che i tuoi figli camminino da soli, sicuri di sé, consapevoli del loro valore, con le idee chiare sul loro futuro. E invece non è sempre così. Confronti mentalmente loro con te stessa alla loro età e ti sembra che per te fosse tutto così semplice, che tu non fossi così complicata, strafottente, egoista, demotivata. Ma loro sono persone diverse da te, non una tua proiezione. Ed è questa la cosa più difficile da accettare.

Quando i figli hanno 4 anni hai in fondo tutto sotto controllo e non lo sai…quando ne hanno 16 perdi un po’ le fila. 

La verità è che io ho adorato le mie bambine e adesso che sono adolescenti non le riconosco più. A cosa è servito portarle nei musei o a teatro se adesso la meta d’elezione è Jesolo? E i libri? quando hanno in mano un libro è perché contiene pruriginose storie di sesso, mi racconta Marta, mentre mettiamo a confronto le nostre vite quotidiane  finendo poi per ridere degli episodi più surreali. Mi rendo conto che in fondo siamo simili, ognuna affannata a cercare di crescere delle persone che sappiano stare al mondo: io che ho appena cominciato e lei che è quasi a metà strada, con difficoltà diverse ma di pari intensità. E quelle che oggi ci sembrano catastrofi insormontabili, segnali di una immaturità senza speranze, domani le ricorderemo con nostalgia.

“Nessun bambino sa che è l’ultima volta che chiama sua madre «mami». Nessun ragazzino sa che il libro si sta chiudendo sull’ultima fiaba della buona notte che gli sarà mai letta. Nessun fratello sa che la vasca si sta riempiendo per l’ultimo bagno che farà mai col fratello. (…) Nessuna madre sa che sta sentendo la parola «mami» per l’ultima volta. Nessun padre sa che il libro si è chiuso sull’ultima fiaba della buona notte che leggerà mai”

                                                                                                                    (Eccomi – Jonathan Safran Foer)

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