La scienza non è roba da maschi!

Esiste una differenza di genere che vede i ragazzi più portati verso le discipline scientifiche rispetto alle ragazze? Il tema mi sta molto a cuore perché vorrei che Olli e Bibo avessero entrambi un approccio alle scienze curioso e positivo, che non si sentissero mai intimiditi né tantomeno ‘non all’altezza’.

Uno degli stereotipi più diffusi è quello di una presunta scarsa attitudine delle studentesse verso le discipline STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) che conduce a un divario di genere in questi ambiti sia interno al percorso di studi che nelle scelte di orientamento prima e professionali poi. Quella specie di senso di inadeguatezza nei confronti della matematica – che io per esempio ho sempre avuto – influisce in modo determinante sulle scelte scolastiche e lavorative, precludendo la possibilità di intraprendere percorsi professionali di successo.

Massimo Turrini, Psicologo dello sviluppo e dell’educazione del Centro Studi Erickson, che ha condotto uno studio sull’atteggiamento verso la matematica di alunni e alunne della scuola dell’obbligo sostiene: “I bambini, passando dalla scuola primaria alla secondaria di primo grado, sembrerebbero aumentare gli atteggiamenti positivi verso la matematica; nelle femmine, invece, tali atteggiamenti si rilevano solo a partire dalla prima classe della scuola secondaria di primo grado”.

A bambine e ragazze manca solo la convinzione di essere portate per la matematica tanto quanto i maschi. Tutta colpa di uno stereotipo di genere che considera i maschi più portati per la matematica influendo negativamente sul senso di autoefficacia di bambine e ragazze: accade così che le bambine si sentano inferiori nelle materie scientifiche e per questo tendano a tirarsi indietro. A genitori e insegnanti spetta primariamente il compito di superare questo stereotipo, facendo attenzione a come vengono interpretati i successi e gli insuccessi.

A tal proposito Massimo Turrini suggerisce alcuni atteggiamenti e comportamenti che genitori e insegnanti possono mettere in atto per aiutare le bambine a sviluppare il loro senso di autoefficacia in matematica.

Eccoli:

  • Incentivare, da un lato, i buoni risultati in matematica con frasi motivanti, per esempio “Sei stata molto brava nella scorsa prova di matematica, sicuramente, con il giusto impegno, andrà bene anche questa!” e dall’altro non commentare eventuali insuccessi con frasi del tipo “ah, in matematica hai preso tutto dalla mamma!”;

  • Ricordare che la matematica non è più difficile di altre discipline, e come in tutte le altre materie solo con l’impegno è possibile raggiungere i risultati;

  • Proporre esempi positivi di matematici famosi che non siano solo uomini. Non rimembrar solo Pitagora, Isaac Newton e Albert Einstein: esistono anche molte donne che si sono cimentate, con successo, nelle materie matematico-scientifiche, come Marie Curie e Samantha Cristoforetti;

  • Non frenare, anzi, incentivare il desiderio di poter ambire a lavori aventi a che fare con le discipline scientifiche, sottolineando come la matematica possa aprire le porte a tante carriere scolastiche e professionali quali il chimico, il fisico e, perché no, l’astronauta

Quest’ultimo punto è particolarmente importante perché da un lato le materie matematiche sono indispensabili per qualsiasi tipo di carriera che gli individui vogliono, o vorrebbero, intraprendere e dall’altro, da sempre, esiste una barriera stereotipata che discrimina, e quindi categorizza, i lavori tipicamente maschili da quelli tipicamente femminili. Semplificando, i primi lavori sono imperniati sulle discipline matematiche e tendono a essere lavori di responsabilità e dirigenza e quindi più remunerativi, mentre i secondi mantengono una distanza dalle discipline matematiche allontanando così le donne dalle cariche più prestigiose.

Ecco perché è fondamentale sostenere le ragazze nell’intraprendere percorsi formativi che si basino su scienze e matematica, anche per colmare il gap professionale avvicinando le donne a carriere più promettenti a livello remunerativo e più soddisfacenti in ambito professionale. Per troppo tempo le materie scientifiche, caratterizzate da tanta matematica, sono state considerate da “maschi” precludendo alle femmine studi e professioni prettamente maschili… e viceversa!

Documentiamoci e mettiamoci all’opera perché le nostre bambine si avvicinino alle scienze senza paura, consapevoli di poter eccellere esattamente come i maschi.

 

 

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