Impara l’arte…

La cosa più affascinante del veder crescere tuo figlio è il privilegio di osservare come un essere così piccolo pian piano sviluppa le sue, seppur acerbe e abbozzate, attitudini, cerca quello da cui è attratto in maniera speciale interpretandolo e vivendolo a modo suo.
Bibo è ancora piccolo ma intravvedo in lui una persona pacifica, conciliante, intelligente senza volerlo far notare (che volete, ogni scarrafone…). Olli, che invece ha ben 2 anni, mi fa già capire molte più cose di sé: per esempio che è una bimba attenta all’ordine, sia nel senso di “contrario del disordine” sia nel senso di simmetria, linearità. Sì, Olli ama che ogni cosa sia al suo posto e ama dare un ordine agli oggetti che ha intorno (proprio come suo padre, suppongo, perché sua madre è la regina del caos in ogni aspetto della vita). Però mi fa notare anche che è affascinata dalla musica. Se c’è un artista di strada all’opera stai sicuro che lei incarna lo spettatore ideale: si ferma ad ascoltarlo attenta, silenziosa e meditativa, con tanto di applauso accorato a fine performance.


Quando è dai nonni prende per mano suo zio (mio fratello) e gli ordina, sì, lo obbliga proprio, a mettersi al pianoforte e a esibirsi in un concerto privato dove lei, che si è trascinata la sua panchetta a fianco al pianista, lo ascolta e poi lo applaude soddisfatta. Mi piace vedere che è ricettiva quando mia madre le mostra un libro su Van Gogh e che dopo 2 mesi di lontananza da casa dei nonni ricerca proprio quel libro, perché vuol vedere QUEI girasoli. E io? Io la guardo divertita e ammirata perché so di non aver fatto nulla per “suggerire” quell’inclinazione così spontanea. Mi sono ripromessa di non fare mai come quelle mamme che magari in gioventù hanno avuto una passione frustrata e pretendono che i propri figli diventino quello che loro non sono mai diventati: un grande musicista, un ingegnere, uno scrittore. Farò però tutto ciò che posso per stimolare quello che c’è già dentro di loro, con garbo e senza forzare.

Quando vado da Città del sole (il mio negozio di giocattoli preferito) mi perdo tra tutti quei giochi geniali che mirano a stimolare la creatività e comprerei di tutto, dal pianoforte al galeone fatto di mattoncini da assemblare, ai mille libri che insegnano a prendere confidenza con i numeri, le lettere la natura.

Senza la pretesa di crescere degli Arturo Benedetti Michelangeli in erba semplicemente mettendo in mano ai bambini uno strumento musicale giocattolo so che, proponendo ai miei figli un particolare gioco invece che un altro, posso far quantomeno nascere in loro curiosità, interesse, voglia di approfondire.

Mi ha colpito molto quello che ha dichiarato la scienziata Fabiola Gianotti in tante interviste dopo l’improvvisa notorietà dovuta alla scoperta del secolo (e non per modo di dire!), il bosone di Higgs, a cui ha dato il maggior contributo. Diceva più o meno così: “ringrazio mia madre per avermi educata all’amore per la musica, incoraggiandomi a studiare al Conservatorio e contemporaneamente assecondando anche la mia passione per i numeri, tanto che mi sono data alla Fisica nucleare e ora sono qui”. Per me quelle parole sono state illuminanti. Ok, lo ammetto, già vagavo col pensiero e mi immaginavo Olli a Stoccolma nel 2053, sul palco, mentre le porgevano il premio Nobel per la scienza davanti a una platea fatta dalle menti più alte del pianeta, che diceva: “ringrazio la mia mamma che, oltre ad essere un’EMINENTE blogger e ad essere una mamma ECCEZIONALE, mi ha avvicinata all’arte e mi ha dato tutti gli stimoli che mi hanno portata a questo premio”. Chi lo sa cosa faranno i miei figli da grandi ma una cosa è certa: non smetterò mai di scrutarli e osservarli dalla giusta distanza, e farò di tutto perché siano circondati dall’arte e da tutte le cose che, anche se poi non diventeranno la loro professione, di sicuro li renderanno persone più ricche.

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