La vita “diversamente ricca”

L’altra sera ero a cena fuori con alcune coppie di amici senza figli. Forse in futuro ne vorranno o forse no. Per ora non ne hanno.
Li osservavo e tornavo con la testa a com’ero io quando non avevo ancora figli e riflettevo sulla capacità di vivere felici in coppia senza necessariamente avere figli. 

 Confesso che non ho mai vissuto con lo schema mentale “voglio sposarmi e avere dei bambini”.

Mi correggo, mi piaceva l’idea romantica e un po’ naïf dell’avere un compagno con cui invecchiare, possibilmente senza mai uno screzio o un piatto rotto in testa all’altro; mi piaceva l’idea che dal nostro amore potessero arrivare dei figli (che ovviamente fossero belli, non piangessero mai e che diventassero autosufficienti in un battito di ciglia). Ma niente più di questo però, nessuna smania da chioccia né terrore dell’orologio biologico. La mia completezza, la mia identità, non dipendeva dall’avere un figlio, questo per me era assodato.
Gioivo per le mie amiche che avevano avuto bambini eppure non le invidiavo né le compativo: avevo nei loro confronti un atteggiamento neutro. La mia vita prima dei figli era talmente piena e tutto sommato soddisfacente, prima da sola e poi assieme a Enne, che credo che sarebbe stata bella anche se Olli e Bibo non fossero arrivati.

Non ho mai capito quelle mamme che dicono “non ricordo più neanche come fosse la mia vita prima che arrivassero i figli”. Io la mia vita PRIMA me la ricordo eccome (e ogni tanto la rimpiango un po’…): non era meno ricca di adesso, era solo “diversamente ricca”. Ecco, questa definizione mi sembra che calzi.
E’ stata lei, la vita, a prendere in mano la situazione e a stravolgere tutto facendomi ritrovare con 2 bambini in due anni senza neanche poter alzare la mano e dire “sc..sc…scusate, non ci sto capendo niente, che sta accadendo? fermate tutto! io devo ancora visitare il Vietnam e andare a trovare la mia amica Anto a New York!”.
Di mio, diciamo che ci ho messo solo un po’ di fatalismo e lo stato d’animo rilassato di chi è pronto a prendersi quello che la vita vuole dargli, senza forzare niente.

Ecco, proprio quello stato mentale sarebbe stata la chiave per affrontare al meglio una vita entusiasmante ma impegnativa con i figli oppure una vita “diversamente ricca”, senza figli. E quello stato mentale, assieme a quel tanto di lucidità arrivata con l’età, mi è effettivamente tornato utile per gioire della ricchezza che poi mi è arrivata in sorte – i figli – senza farmi fagocitare da quella mammitudine che ti fa dimenticare di te, dei tuoi amici senza prole, della tua vita oltre la prole. Quel tipo di mammitudine che io non condivido neanche un po’.

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3 Discussion to this post

  1. Anonymous ha detto:

    Post davvero saggio…

  2. Anonymous ha detto:

    Grazie, Emme, ottimo punto di vista per noi – ancora o per sempre – senza prole 🙂 Luc

  3. Emme ha detto:

    Luc, non lascerò che l'amore filiale mi annebbi la vista e i pensieri!

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