Mai stati così felici

Mi sono innamorata di “Mai stati così felici” fin dal suo incipit.

Gli altri la frastornavano. Strano, forse, per una donna che, per quanto riluttante, aveva deciso di aggiungere quattro esseri viventi all’universo”.

Una donna in odore di sociopatia può forse mettere al mondo delle creature urlanti e rimanere sempre, assolutamente contenta, come il titolo del libro ricorda?

Si. È possibile. Anzi, più che possibile.

Perché, per contraddire l’assunto tolstojano, non è vero che tutte le famiglie felici si assomigliano, quella dei Soreson, e soprattutto di David e Marylin Soreson, protagonisti di questa storia lunga oltre 40 anni, è più che felice. Ma c’è un aggettivo che possa definire il più alto grado di felicità terrena?

No, e lo sanno le 4 figlie di una coppia che, dagli anni 70 ai tempi attuali, non ha fatto altro che amarsi e provare da questo una gioia, fisica e spirituale, inenarrabile (pur non in senso letterale, come dimostrano le quasi 700 pagine del libro).

Non Piccole Donne e nemmeno la Famiglia Bradford, il romanzo di Claire Lombardo, edito da Bompiani, è pura meraviglia. Da divorare e dal quale farsi divorare perché, al netto della quantità numerica delle pagine, è impossibile allontanarsene.

“Mai stati così felici” va dritto al cuore.

Potente, allegro, invasivo anche, terribilmente scomodo. Entra sottopelle come un liquido caldo che ti provoca amore, prima, e poi sconcertante curiosità nel seguire le vicende di una famiglia che, dalla Chicago degli anni 70, arriva ai tempi attuali accompagnando con la precisione di una macchina da presa le vite bizzarre di quattro ragazze di età diverse e quelle dei loro genitori.

Un divenire non sempre sorridente come dal titolo ci si potrebbe aspettare perché di fronte all’esclusività e alla perfezione di un amore da copertina tutto il resto è necessariamente in difetto.

Tutte noi desideriamo disperatamente la vostra vita e sappiamo che non l’avremo mai”.

Dice Liza, la terza della nidiata Soreson, rendendosi serenamente conto della situazione e dell’impossibilità di ripercorrere, sentimentalmente, le orme degli amatissimi genitori.

In mezzo c’è tutta un’epoca in cui i fallimenti coniugali vanno a braccetto con quelli professionali sporcando il desiderio di raggiungere una gioia sempre paventata e a portata di mano. Ma sempre, implacabilmente inarrivabile.

Perché la vita completa e appagante da cui sono nate le 4 ragazze è un traguardo più che ambizioso che nessuna di loro, apparentemente, pare in grado di raggiungere: non Wendy, bizzosa primogenita, che affoga in alcool e sesso il dolore della sua precoce vedovanza; sicuramente non Violet, che ricerca la perfezione di un ménage famigliare patinato ma sterile. Non ci riesce Liza, studentessa modello incartata in una relazione infelice e con un bimbo per caso in arrivo, né tantomeno Grace, ultimogenita vezzeggiata e bugiarda, spaventata dalla realtà e dai suoi stessi fallimenti.

Una girandola di avvenimenti, dai più banali a quelli più importanti, nel mezzo dei quali ci sta, con tutta la sua scomoda evidenza, la storia di David e Marylin che, dopo essersi imbattuti l’uno nell’altro nel primo anno di Università, non si sono più lasciati e non hanno smesso nemmeno un attimo di vivere l’uno nell’altra, amandosi, desiderandosi, scegliendosi un giorno dopo l’altro. Nemmeno la scoperta di un figlio dato in adozione da Violet e riapparso a sorpresa dopo 15 potrà scalfire il modo eccentrico, poco convenzionale e, ça va sans dire, felicissimo, con il quale stanno al mondo.

Siamo tutte emotivamente immature perché tu e papà vi volete bene più di quanto ne volete a noi”.

E se fosse proprio questo il senso ultimo di una rincorsa all’amore destinata, forse, al fallimento?

Testo di Ursula Beretta

 

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