S.O.S. tata

Hema è entrata nella nostra casa e nella nostra vita poco più di tre anni fa. Ero incintissima di Olli – avrei partorito di lì a breve – ed ero alla ricerca di una persona che mi desse una mano con lei e che amministrasse la casa, soprattutto quando sarei tornata al lavoro dopo il congedo maternità.

La mia famiglia e quella di Enne vivono lontane, dunque non avevamo nessuno che potesse darci supporto pratico.
Una tata era la soluzione più ovvia. Una tata? Mah…ero preoccupata e perplessa come tutte quelle alla prima esperienza: l’idea di affidare tuo figlio neonato a un’estranea non è il sogno di nessuna.
E se poi torno a lavorare e mia figlia si affeziona più a lei che a me? A questo proposito ricordo ancora quello che mi disse la mia amica Benni: “non importa quanto stai fuori casa, tu sei sempre la mamma e i bambini lo sanno, anche quando sono piccolissimi”. Questo mi tranquillizzò.
Hema ce la segnalò la portinaia dello stabile in cui Enne viveva prima di incontrare me. Non sapevamo da dove cominciare a cercare e mio marito ebbe l’intuizione di chiedere a lei, una persona perbene di cui si fidava. La portinaia gli segnalò sua sorella che aveva appena finito di lavorare da una famiglia con cui era rimasta 13 anni: ora che i bambini erano diventati grandi non avevano più bisogno di una tata full time.
Fu la seconda persona che incontrai per un colloquio, dopo una signora sudamericana che mi suggerì una mia amica. Hema mi piacque subito. Fu istintivo. Non le chiesi neanche le referenze. Forse fui superficiale ma mi fidavo del solo fatto che sua sorella aveva detto a mio marito che aveva lavorato con una famiglia per ben 13 anni, seguendo i bambini fino all’adolescenza.
Ho dato poche indicazioni a Hema, anche perché forse sui bambini ne sapeva più di me, che stavo per dare alla luce la mia prima figlia e non sapevo da dove cominciare.
All’inizio del rapporto di lavoro la osservai e in un certo senso la controllai anche…non è così che fanno tutti? ma il suo modo di muoversi in casa mi aveva solo confermato che era una gran lavoratrice, che si tratteneva sempre qualche minuto in più invece che in meno, che non arrivava mai in ritardo, che non aspettava che le dessi indicazioni sulle cose più banali ma agiva e prendeva l’iniziativa, che era dolce ma autorevole e presente. Così decisi di rilassarmi e di fidarmi.
Credo che se non ho sofferto di depressione post partum lo devo a Hema, perché nei momenti di massima crisi durante la giornata, dopo aver trascorso ore e ore incollata a Olli, potevo uscire a prendere una boccata d’aria sapendo che lei c’era e la bambina era in buone mani.
Dopo 5 mesi ripresi a lavorare e mi accorsi subito dopo di essere ancora incinta. Di Bibo. Che arrivò e rivoluzionò la nostra vita che, con una sola figlia, era bene o male tornata in carreggiata, in equilibrio quasi perfetto.
Con due figli, così piccoli poi, tutto cresce in maniera esponenziale: la gioia, lo stress, la fatica. Dopo pochi mesi tornai a lavorare ed Hema c’era, più solida e presente che mai.
Credo di non averla mai chiamata dall’ufficio nemmeno una volta. La mia idea era che fosse solo di disturbo pretendere che lei rispondesse al telefono. Per dirmi cosa, poi? che tutto andava bene? Se mai ci fosse stata qualche emergenza o avesse voluto chiedermi qualcosa, mi avrebbe chiamato lei.
Vedevo colleghe scambiarsi sms con le tate che facevano loro la cronaca della giornata minuto per minuto: stiamo andando al parco, il frugoletto ha mangiato la mela….
Ho sempre pensato che tutto questo fosse inutile: se deleghi, deleghi. I dettagli puoi chiederli con calma alla fine della giornata di lavoro.
Hema è ancora con noi. Più paziente di me nel dar da mangiare ai bambini, pronta a ricordarmi cosa manca in casa se me lo dimentico. Una di famiglia, ormai.
La mia amica Claudia un giorno mi disse una cosa: trovare una tata che si affeziona ai nostri figli e li ama è una grande fortuna perché così non siamo solo noi ad amarli ma anche una terza persona, che diventa per loro un altro punto di riferimento, anche educativo. Questa cosa la condivido in pieno, soprattutto vivendo in una città grande e spesso dispersiva come Milano.
A questo proposito non posso non citare la scena (per la quale ho consumato parecchi Kleenex) del film The Help in cui nanny Aibileen, con l’inglese sgrammaticato di una donna di colore che fa la domestica nell’America degli anni ’60, ripete come un mantra alla bimbetta di cui si prende cura  you is kind, you is smart, you is important. 
Hema ama i miei figli e loro amano lei, la cercano quando non c’è e la accolgono con grandi abbracci. Lei è me quando io non ci sono e questa cosa mi rassicura.
E quindi, come si fa a trovare la tata giusta? A me è andata bene e non credo di essere l’unica ma, da che mondo è mondo, è più facile che sulle tate circolino leggende raccapriccianti di ogni tipo: le storie di ordinaria armonia e normalità non fanno notizia e quindi sembrano rare.
Sulla base della mia esperienza e delle esperienze raccolte dalle mie amiche penso di poter dare qualche consiglio, che non garantirà certo il successo della vostra ricerca ma probabilmente vi farà partire col piede giusto, evitandovi qualche delusione:
1) Iniziate possibilmente la ricerca per tempo, in modo tale da concluderla nei tempi giusti senza ansie.
2) Affidatevi al passaparola ma, che sia l’amica, la portinaia o il fruttivendolo è importante che vi fidiate delle persone che vi segnalano la tal persona
3) Io non ho mai controllato le referenze e, nonostante questo, mi è andata bene. Non seguite il mio esempio: controllate le referenze, non si sa mai.
4) Avete trovato la tata dei vostri sogni: una volta date le indicazioni di base e dopo averla seguita e istruita i primi giorni, lasciatela fare, datele fiducia. Non statele col fiato sul collo! Creerà un brutto clima. Non mettetevi a origliare dietro alla porta quando uscite di casa: è solo fonte di ansia gratuita.
5) Non inondatela di sms o telefonate: cosa volete che vi dica la poverina se non che va tutto bene, che il pargoletto/i pargoletti stanno giocando amabilmente e si stanno divertendo un mondo?
6) Non approfittate del fatto che la pagate bene per affidarle qualsiasi lavoro, per 12 ore di fila: mettetevi nei suoi panni e chiedetevi “io al suo posto, a queste condizioni, ce la farei?”
7) Ricordate che a questa donna affidate ciò che di più prezioso avete al mondo, dunque più sono onesti ed equi il carico e le condizioni di lavoro più ci guadagnerete in termini di serenità, efficienza e fedeltà. Il rispetto reciproco è fondamentale.
8) Mettete in chiaro fin da subito OGNI dettaglio prima di firmare il contratto di lavoro, in modo da non dover dire dopo 2 mesi “ah ma io pensavo che fosse sottinteso….”.
9) Se assumete una signora ultrasessantenne perché vi ispira fiducia, tenete conto che non riuscirà mai a fare le capriole al parco per 3 ore con i vostri figli, dunque non aspettatevi questo da lei. Viceversa, se assumete una ragazza di 20 anni perché sveglia e piena di energie, non stupitevi se magari si dimostrerà inesperta in qualcosa.
10) Se col passaparola non avete trovato nulla potete consultare questo elenco di agenzie che ho messo insieme grazie alle segnalazioni delle amiche:
 
Gestito da genitori. Mette in contatto i genitori con le baby-sitter del quartiere per consentire loro di provvedere alla custodia dei bambini
Agenzia storica a Milano. Esiste dal 1995 
Città per città, offre una lunga lista di agenzie per la ricerca di tate
Offre personale di servizio che ha seguito specifici corsi di formazione presso di essa
Le cicogne Perfetto per chi ha bambini grandicelli. Mette in contatto mamme in cerca di una babysitter (anche solo per accompagnare i bambini in piscina o per aiutarli a fare i compiti) con studentesse selezionate e affidabili che hanno voglia di guadagnare qualcosa dedicandosi ai bambini. C’è anche l’app!

 

 
 
 
 
 
 
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