Un fuoco che brucia lento

Un thriller che più thriller non si può? Semplice, “Un fuoco che brucia lento” di Paula Hawkins (edito da Piemme), la scrittrice inglese autrice del best seller internazionale “La Ragazza del treno” che torna prepotentemente alla ribalta con un libro forte e accattivante, pronto a sparigliare ogni certezza.

Gli ingredienti perfetti, del resto, ci sono tutti, a partire dai personaggi segnati inesorabilmente dalla vita; dal tempo narrativo che si dispiega senza soluzione di continuità tra passato e presente; da una città, Londra, spiata nei suoi angoli meno luminosi e patinati. E, soprattutto, da una trama fitta, oscura, tanto da costringere il lettore a immergervisi completamente abbandonando ogni pregiudizio e seguendo un unico fil rouge, il dolore. Perché è squisitamente questo a spingere lo sguardo di chi legge oltre le finestre per cogliere giovani sbandati, anziani soli, scrittori disillusi, famiglie disgregate. Alla ricerca di una cosa sola, la verità.

Sono le piccole cose a mandare la tua vita fuori strada.

Il risultato è una totale perdita di equilibrio, un sentimento destabilizzante in cui quello che conta non è più vivere ma, banalmente, sopravvivere.

Cosa che non può più fare Daniel, un giovane dal passato enigmatico che viene ritrovato morto nella casa galleggiante in cui vive sul londinese Regent’s Canal. Se la sua storia verrà lentamente svelata nel corso del libro, ci sono però delle persone sulle quali si concentra l’attenzione delle forze dell’ordine – e del lettore- perché sospettate di essere autrici dell’omicidio. Laura, ragazza borderline emotivamente instabile; Irene, anziana signora che si aggrappa al ricordo del marito; Miriam, vicina impicciona dall’adolescenza mancata; Carla, la zia di Daniel, prima vittima di una perdita indicibile insieme all’ex marito Theo, scrittore in cerca di ispirazione e, forse, anche di qualcosa d’altro. Tutti diversi, tutti allo stesso modo colpevoli, tutti spolpati dall’occhio vigile della scrittrice che non lesina di mostrarne fragilità e lati oscuri.  E, del resto, il catalogo è ampio. C’è la violenza di un incidente adolescenziale; ci sono perdite e tradimenti da parte delle persone che più si amano; ci sono coincidenze fortuite e dolorose; e ancora cattiverie, mancanza di fiducia. Solitudine. Incomprensione. C’è sempre, però, una risposta a tutto ed è a questo compito che si mette al servizio la capacità narrativa della Hawkins, in un crescendo di chiaroscuri e colpi di scena dal ritmo incalzante che non hanno nulla a che invidiare al migliore dei thriller.

Perché la normalità è una chimera e nasconde spesso storie orribili di personaggi spezzati che reagiscono nel modo a loro più congeniale. Che, in alcuni casi, è squisitamente la violenza. Rimane, al netto di tutto, una storia di profonda umanità, capace di esplorare quell’emotività che brucia dentro e che può distruggere tutto ciò che incontra salvo riuscire a trovare la forza per addomesticarne le fiamme.

Testo di Ursula Beretta

 

 

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