Il figlio più amato

Ho visto amici crescere con la consapevolezza di essere meno intelligenti, meno belli, meno capaci dei loro fratelli pur non essendolo. Li ho visti abituarsi a vivere nel cono d’ombra, pensando che fosse giusto che i propri genitori considerassero i loro fratelli degni di maggiore affetto, maggiore considerazione. E ho visto madri guardare con occhi sognanti un figlio e con occhi perennemente critici quando non rassegnati un altro. E ho visto quei figli abituarsi a quegli sguardi critici, assecondare le aspettative dei genitori rattrappendosi, piegandosi su sé stessi, abbracciando la mediocrità senza neanche provare a eccellere in qualcosa. Perché in fondo, se già tuo padre e tua madre sotto sotto pensano che tu non valga poi un granché rispetto a tuo fratello o tua sorella, perché dovresti credere il contrario?

Bè, dopo aver visto tutto questo mi sono detta: quando sarà madre a me non accadrà. Sarò attenta, scientifica, nel dare ai miei figli carezze e sostegno in parti uguali. Assolutamente uguali. Starò attenta a valorizzare le qualità di ognuno di loro e a lavorare sulle debolezze. Forte anche del fatto che i miei genitori sono sempre stati molto attenti a distribuire attenzioni e affetto in maniera equa tra noi figli, a farci sentire speciali, ognuno a modo suo. Nessuno di noi tre si è mai sentito ‘il figlio preferito’, il figlio più amato. E di certo nessuno è mai sentito ‘il figlio meno amato’.

Il figlio più amato?

Ogni tanto la mia ‘fobia del figlio prediletto’ mi travolge: ci sono giorni in cui mi sembra di dare più attenzioni a Olli, di baciarmela e accarezzarmela di più e allora penso oddio, starò mica manifestando un’orribile preferenza verso la mia primogenita, così dolce e accomodante?, altri in cui guardo Bibo che dice una cosa particolarmente intelligente e mi dico ‘quanto è intelligente questo bambino!’ 

La verità è che se mi avessero chiesto come avrei voluto che fossero i miei figli gli avrei descritto Olli e Bibo, proprio così come sono, coi loro pregi da cui io stessa prendo ispirazione e coi loro difetti; pure con il loro essere a volte insopportabili, insieme o a tempi alterni. Se la bilancia delle carezze e degli abbracci un giorno pende a favore dell’uno invece che dell’altro (e ogni tanto accade) dipende da come va la giornata e da quanto tempo ho trascorso con l’uno o con l’altro. Se c’è un momento di crisi dell’uno, corro da lui, certa che ci sarò allo stesso modo quando sarà lei ad avere bisogno di maggiore conforto.

E la sera, prima di spegnere la luce, lo stesso numero di abbracci e grattini viene dispensato equamente. Perché ognuno dei miei figli abbia la certezza, fin da ora, di essere amato tanto quanto l’altro.

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