Cambio di prospettiva

Mi sono resa conto che quando diventi genitore cambi prospettiva su un sacco di aspetti della vita di tutti i giorni. Il bello è che non ci fai neanche caso, inizi con naturalezza a guardare alcune cose in un altro modo, ad agire secondo nuovi parametri, addirittura nuove ideologie. Ieri, che era una giornata di pioggia di quelle che i genitori di bambini piccoli temono come la peste, ho preso coscienza di questa evoluzione che si è compiuta in me e mi è venuto anche un po’ da ridere. La mia personale mutazione è avvenuta su almeno 5 fronti:
La sensibilità verso l’ambiente: se prima Milano era per me perfetta così, da quando sono nati Olli e Bibo mi lamento in continuazione perché non ha i favolosi parchi di Londra, perché i giardinetti nei quali porto i miei figli a giocare sono sporchi, spelacchiati, minuscoli, in una parola indecenti. Mi sento una specie di attivista di Green Peace: ogni due per tre telefono ai vigili perché preservino meglio le aree verdi del quartiere, insulto (sì, insulto proprio) gli adolescenti che becco a fumare accanto alle altalene, appena posso porto i miei figli in campagna, perché stiano il più possibile nel verde. 

Avversione al junk food: durante l’università e pure dopo mi sono concessa parecchi pasti da McDonalds, come comfort food in una giornata no, oppure quando non avevo voglia di cucinare come si deve. Da quando ho figli, le catene di fast food sono diventate IL MALE. Non ne varco la soglia con loro e neanche più da sola. Da che ero la regina delle diete strane e degli alimenti messi assieme come capita, con i figli e per i figli mi sono trasformata in una perfetta nutrizionista: bilancio carboidrati, proteine e grassi. Zuccheri? giusto quelli del latte e dei pavesini. 

Preparare la valigia: prima di partire per un viaggio, che il soggiorno fuori casa sia breve o lungo, se un tempo le prime cose a entrare in valigia erano il pigiama e lo spazzolino da denti, ora sono il termometro e la Tachipirina.

Fare la spesa: se prima mettevo nel carrello verdura, carne e pesce senza preoccuparmi della provenienza, senza stare attenta agli ingredienti potenzialmente nocivi per la salute, ora nel carrello non entra nulla che non sia stato passato ai miei raggi X, che non provenga da fattorie italiane, da coltivazioni bio. Non entrano mele o lamponi che non siano, non dico a chilometro zero, ma che almeno non arrivino dalla Colombia. Non entrano uova se non deposte da galline felici allevate a terra.

Il rapporto con le previsioni del tempo: praticamente inesistente prima dei figli. Tanto per una gita fuori porta, un pranzo all’aperto si decideva praticamente last minute e chissenefrega se la temperatura si abbassava di colpo oppure arrivava l’acquazzone. Ora invece non si va da nessuna parte senza aver prima consultato le previsioni del tempo, facendo pure controlli incrociati tra il meteo dell’iphone che, si sa, non ci azzecca mai, e il meteo svizzero che per definizione è super preciso. Durante la settimana è tutto un ‘domani la temperatura si abbassa / si alza / danno pioggia / danno neve’ in modo da vestire adeguatamente i pargoletti senza essere colti di sorpresa (sia mai che si beccano tosse, otite, febbre). E giovedì sera siamo già perfettamente informati su che tempo farà nel week-end, per mettere in atto eventuali ricovery plans in caso di pioggia. Ché se c’è una cosa che ho imparato dalla vita coi figli è che l’improvvisazione è altamente sconsigliata…

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