Ora so cos’è l’orgoglio

Che cos’è quella stellina dorata attaccata alla maglietta?

E’ uno sticker, mamma! me l’ha dato la maestra perché oggi sono stato bravo a riconoscere tutte le lettere e tutti i numeri.

Ecco, nel preciso istante in cui mio figlio mi ha rivelato di aver preso una stellina adesiva a scuola, come riconoscimento perché si era distinto in una certa occasione, ho capito cosa prova un genitore quando un figlio di 20 anni torna a casa dicendo ‘ho preso 30 all’esame!’ oppure quando la mamma di Federer sente in tv che Roger ha vinto Wimbledon.

Ho percepito quella inconfondibile sensazione di calore e di benessere che ti inonda il corpo e che viene sinteticamente definita con il nome di ‘orgoglio’: una delle tante sensazioni nuove che inizi a provare in maniera netta e dilatata quando diventi genitore. Perché quando hai un figlio hai automaticamente accesso a una serie di emozioni che hai l’impressione di non aver mai provato prima. C’è la paura, che non è come quella che pensavi di conoscere come le tue tasche, perché l’hai vissuta e affrontata mille volte nel corso della tua vita di prima: questa riesce a schiacciarti, a paralizzarti come nulla, magari per una caduta imprevista di tuo figlio, che senza che tu te ne accorgessi è volato giù dal letto, di testa; c’è lo smarrimento, che ti coglie impreparata e ti fa andare nel panico per un semplice pianto che non sai decifrare; c’è la gioia dirompente, che è dieci volte superiore a quella che hai provato a 16 anni quando il più bello della scuola ti ha chiesto di uscire, perché questa sì che ti esplode dentro e ti fa camminare a un metro da terra anche solo perché il pediatra ti ha appena detto che quel brutto mal di gola non è bronchite ma solo un po’ di tosse che passerà, senza bisogno di antibiotico. C’è il senso di colpa, che ti si insinua sotto la pelle nell’istante in cui ti mettono tuo figlio tra le braccia e resta lì, rosicchiandoti quotidianamente e lasciandoti in balia di dubbi amletici e  domande che puntualmente rimangono senza risposta, tipo: ‘avrò fatto bene a dargli una sculacciata oppure avrei dovuto parlargli con calma?’ oppure, peggio: ‘ma io…sono una brava madre?!’

E c’è l’orgoglio, che ti pervade quando la maestra ti dice che tuo figlio è vivace e un po’ casinaro ma che è anche amato dai compagni, che sa stare attento in classe e proprio per questo sa riconoscere e pronunciare tutti i numeri e tutte le lettere dell’alfabeto. E che ti fa pensare con sollievo che in fondo anche tu, forse, stai facendo un buon lavoro dietro le quinte, nel crescere tuo figlio meglio che puoi, e che poche cose sono altrettanto importanti. E speri che sia solo l’inizio, che tuo figlio si faccia strada nella società dando il meglio di sé, senza sgomitare, dimostrando solo quello che sa fare, che ha imparato a fare. E che la sua vita sia costellata di sticker dorati a forma di stelle, reali oppure immaginarie. 

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