5 libri che amerete questo autunno. Promesso!

Settembre è donna, e pure un po’ complessa, per lo meno dal punto di vista dei libri che mi hanno accompagnato in questo mese lunghissimo, tutti diversi tra di loro, tutti accomunati dal fatto di essere stati scritti da una mano femminile che non ha fatto mistero di averci lasciato anche un bel po’ di sé.

Un discorso che vale… (a occhio) quanto basta per Francesca Barra che racchiude ricordi, passioni, famiglia e amore direttamente in quei piatti che hanno costruito l’atlante geografico e sentimentale di una vita intera, la sua. “A occhio quanto basta” (edito da Rizzoli), appunto, è molto più che un libro di cucina e di ricette: è una finestra spalancata sul quotidiano, passato e presente, di una donna innamorata, madre di famiglia, autrice sapiente che da sempre ha trovato nell’arte di cucinare per i propri cari l’ennesima e forte forma di espressione. E non serve avere una propensione per i fornelli per immergersi in una lettura da fare rigorosamente a cuore aperto -e con lo stomaco vuoto, data la quantità di delizie che stimolano il palato – e scoprire una storia familiare appetitosa e italiana in cui la libertà – di essere, di amare, di vivere la propria vita- è data anche dal coraggio di essere felici con acqua e farina.

Ma la felicità è anche innamorarsi di una persona speciale grazie alla quale perdersi alla scoperta di un luogo altrettanto straordinario che finisce per diventare unica meta dopo anni di viaggi forsennati in giro per il mondo. Questo posto è una regione a lungo misconosciuta, il Molise, ma che Erica Lorenzini rende oggetto di un vero e proprio tributo nel suo “Il Molise dalla A alla Z” (Giaconi editore). L’autrice ridà ragione alla bellezza di una terra costruendo, con l’ausilio delle lettere dell’alfabeto, 55 ottimi motivi per partire alla sua scoperta, in un viaggio da fare con i sensi spalancati. Che sia il gusto di una prelibatezza culinaria o gli scorci mozzafiato di località ricche di fascino, che siano immersioni in una natura frastagliata e rigogliosa e la conoscenza di chi da qui è partito e alla fine ci ha sempre fatto ritorno, poco cambia. Il risultato è una guida preziosa da tenere sottomano per programmare comme il faut la prossima fuga dalla città.

C’è poi chi la fuga, da sé stessa, da un’esistenza insoddisfacente e dai traumi che come sassolini ne hanno minato la stabilità familiare – e, di conseguenza, quella emotiva -la trova nell’acqua. Perché al netto dei rivolgimenti che la vita può portare con sé, dei cambiamenti che si sono resi necessari per sfuggire al dolore, macinare vasche su vasche in una piscina anonima può diventare un antidoto perfetto. Lo sa bene Lidia Yuknavitch che nel suo “La cronologia dell’acqua” (Nottetempo) disegna un memoir a tinte forti diventato presto romanzo di culto dall’altra parte dell’oceano e che anche nel resto del mondo sta cominciando a fare proseliti. L’acqua è il filo conduttore di un libro che annulla i confini temporali e riconsegna al lettore frammenti disturbanti e drammaticamente reali; l’acqua che scorre nella doccia dopo un aborto è la stessa che porta via le ceneri di chi si è amato ma è anche quella che offre un rifugio sicuro quando la fatica del vivere prende il sopravvento. L’autrice indugia sulle botte ricevute dal padre, sul lento declino della madre, sulla sua dipendenza dall’alcool, dal sesso, da tutto ciò che è poco lecito; cerca l’amore ma questo è crudele, è complice e carnefice insieme di una discesa all’inferno di cui non viene risparmiato nulla. Soprattutto una narrazione ipnotizzante e fastidiosa insieme.

Un percorso di crudeltà che diventa non solo violenza tout court in un altro memoir, quello firmato dalla scrittrice e attivista americana Lacy M. Johnson nel suo “Il corpo ricorda” (NNEditore), ma anche pretesto coraggioso per riprendersi la vita e, soprattutto, l’amore. Una storia potente in cui dimensione intima e cronaca cruda si uniscono nel ricordo di una relazione destinata a segnare per sempre l’esistenza dell’autrice ma dalla quale è possibile scegliere di non farsi imprigionare. Anche se è difficile quando il male ha le sembianze dell’uomo amato, un maturo professore universitario che non si rassegna a essere stato lasciato e decide di violentare e uccidere l’ex fidanzata. Un proposito fortunatamente non realizzato che costringe, però, la vittima a un pellegrinaggio emotivo in cui ai fatti raccontati alla polizia, alle sedute di psicoterapia, al difficile percorso di dipendenza si somma l’immarcescibile memoria di un corpo che non dimentica. Perché “è facile scrivere che ho paura di lui. È difficile ammettere che lo amavo”.

Un’altra storia cupa ma sfumata dalla distanza temporale è “Magnificat” di Sonia Aggio(Fazi editore) che sposta il calendario nell’anno della terribile piena del Po, il 1951, dove, nel basso ferrarese, due cugine, la timida Nilda e la selvatica Norma, accomunate dalla perdita dei genitori durante il conflitto mondiale, cercano a loro modo un equilibrio. Ma mentre la prima trova nel ricamo un argine al proprio dolore, Norma comincia a comportarsi in maniera strana e quando nel paese viene ritrovato il cadavere di una ragazza scomparsa, tutto acquista una dolente patina soprannaturale.

In lettura: Marco Missiroli “Avere tutto” (Einaudi editore); Letizia Muratori “Animali Domestici” (Adelphi); Virginia Feito “Mrs March. La moglie dello scrittore” (HarperCollins); Jessie Inchauspé “La rivoluzione del glucosio” (Vallardi).

Testo di Ursula Beretta

 

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