Angelo di Dio che sei il mio custode

Si può rimanere di stucco davanti a tua figlia di 3 anni che, casualmente, a sorpresa si mette a recitare la preghiera dell’angelo custode? Io ero convinta che il massimo a cui potesse spingersi era cantare a memoria ci son due coccodrilli e lei invece – trac – tra capo e collo inizia a pronunciare parole come ‘Pietà Celeste’ con la sua vocetta incerta che tradisce la totale ignoranza del concetto di pietà celeste ma che ti riempie di tenerezza proprio per quello. Scopro che l’ha imparata a scuola.
Mentre l’ascolto con gli occhi sgranati e umidi praticamente faccio un salto all’indietro di 30 anni: ero alle elementari, nelle aule c’era ancor appeso il crocifisso e io trascorrevo la mia infanzia felice al paesello e recitavo a mia nonna la preghiera dell’angelo custode spesso e volentieri.  
Ma allora certe cose restano immutate negli anni, non muoiono, anzi si rinnovano generazione dopo generazione come la canzone Ci son due coccodrilli! Come il telefilm di Pippi Calzelunghe! Bè, sarò naif ma vi confesso che questo mi conforta molto.
 
Ci mettono in guardia ogni giorno perché i nostri figli, soprattutto in città, sono iper stimolati e digitalizzati, perché sono troppo più precoci rispetto a come eravamo noi alla loro età, perché rifuggono la noia e passano da un’attività all’altra in uno schiocco di dita: inglese, nuoto, cinese, pittura, musica, parco. Ero già nell’ordine di idee che i momenti di raccoglimento, la solitudine, il fantasticare, pregare, non fare niente per mezz’ora fossero cose ormai desuete, fuori moda, out. E invece ieri, davanti a Olli che in un momento di misticismo tutto suo pregava ad alta voce, mi si è acceso un barlume di speranza che lo scenario generale non è poi così apocalittico, che certe buone abitudini non passeranno di moda mai.
 
 

 

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