Cercami

Cercami

Esiste un solo modo per amare: avere il coraggio di scegliere.  E se non si è capaci, cosa si fa?

A 10 anni di distanza da “Chiamami col tuo nome”, André Aciman ritorna nelle vite di Elio e Oliver in “Cercami” (edito da Guanda), in un romanzo che non è un semplice sequel ma un résumé di emozioni e di passioni, di desideri e di fragilità, di tutto quell’amore totalizzante che, forse, può essere capace di vincere ogni altra cosa. Troppo romantico? Per nulla. Aciman racconta il sentimento in tutte le sue forme, in quella maniera avvolgente che non cade nel banale ma in cui la delicatezza diventa la strada maestra da percorrere per mostrare cosa succede – o non succede – nella vita quando si decide di lasciare spazio al cuore.

Tre storie d’amore, tre grandi città a fare da sfondo – Roma, Parigi, New York –, quattro sezioni musicali – Tempo, Cadenza, Capriccio e Da capo – che si rifanno a quelle partiture, che, anche qui, come nel precedente romanzo, fanno da collante e da colonna sonora.

Il romanzo si apre su un treno in movimento da Firenze a Roma, quello su cui Samuel, il padre di Elio, divorziato e in parte assuefatto all’idea di una vecchiaia cronica, si imbatte in Miranda – giubbotto di pelle e scarponi, un cane e un tascabile in inglese – che potrebbe avere al massimo l’età di quel figlio inquieto che sta andando a trovare. Tra i due comincia una conversazione fitta, una sorta di attrazione bizzarra che, dalle menti, arriva ad avvicinare anche i loro corpi.

Mi stava provocando di nuovo. E sorrideva. Una parte di me credette che si fosse avvicinata ulteriormente e avesse valutato l’ipotesi di trasferirsi nel sedile accanto al mio e di mettere le mani tra le mie. Le era passato per la testa davvero, oppure semplicemente me lo stavo inventando perché in realtà era quello che volevo?”.

Ma toccherà alla città eterna fare da cassa di risonanza a tutte quelle parole.

Non te l’ho mai detto papà ma una sera ero sbronzo perso, avevo appena vomitato vicino alla statua di Pasquino; più stordito di così non potevo essere eppure, qui, appoggiato a questo muro, ubriaco com’ero, con Oliver che mi sorreggeva, capii che questa era la mia vita, che tutto ciò che avevo sperimentato prima con altri non era nemmeno un abbozzo maldestro né una prima stesura di ciò che mi stava capitando in questo momento. E adesso, a distanza di 10 anni, quando guardo questo muro sotto questo vecchio lampione, sono di nuovo con lui e non è cambiato niente, lo giuro.  E mi sentirò così anche tra trenta, quaranta, cinquant’anni. In vita mia ho incontrato tante donne e ancora più uomini, ma ciò che è scritto su questo muro offusca il ricordo di chiunque abbia conosciuto. Quando vengo qui, che sia da solo o con altra gente, sono sempre con lui. Se restassi qui un’ora a fissare questo muro, starei con lui per un’ora. Se parlassi con questo muro, mi risponderebbe”.

Cercami, trovami.

Parlami.

Di Elio, adulto e pianista, che, con la mente ancora a Oliver, incontra un’altra persona a Parigi, un uomo molto più anziano, conosciuto durante l’intervallo di un concerto, con il quale passeggia, con parole che quasi fanno da contrappunto all’incontro del padre, in una città bagnata di pioggia e come uscita da una fotografia di Brassaï. La passione, la Francia, l’attrazione, una storia nuova che può offuscare la memoria di una prima volta che si porta incisa sulla pelle. Sembra impossibile ma perché non provarci?

Tanto Oliver vive a New York con quella stessa donna con la quale era fidanzato mentre si trovava in Italia, e forse è ancora schiavo di un passato e di una felicità alla quale ha rinunciato tempo fa.

La musica non dà risposte a domande che non so come formulare. Non mi dice che cosa voglio. Certo, mi ricorda che potrei essere ancora innamorato, anche se non sono più sicuro di sapere che cosa significhi, essere innamorato”.

Anche “Cercami” è un romanzo che non dà risposte. Non nell’accezione completa del termine.

Ci sono personaggi che sono al limite del reale, ci sono dialoghi densi, a volte un po’ artefatti, che spesso che suonano come un memento; c’è la necessità di un’introspezione che, in alcuni casi, perde di consistenza e rende quasi impossibile una connotazione reale. Ma c’è un’indagine sui sentimenti che a volte assume tratti immortali, uno sguardo su un passato che, al netto di tutto, non smette di essere fecondo; c’è un coraggio corposo, fatto di opportunità da concedersi, di felicità da perseguire a ogni costo, di possibilità di conoscere sé stessi anche a costo di farsi male.

Un romanzo sentimentale, una storia d’amore in cui l’epica ha le fattezze del quotidiano che trascende il tempo, perché l’amore va, decisamente, oltre.

Testo di Ursula Beretta

 

 

 

 

Article Tags : , ,
Related Posts

Discussion about this post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

css.php