Cosa leggere in vacanza? Questi libri, naturalmente!

Leggere è un po’ come andare in vacanza e capita ogni qual volta si decida di aprire un libro. Si tratta solo di scegliere la destinazione, ops, il titolo! Qui la prima parte di una cartina geografica punteggiatadi romanzi verso i quali indirizzare la propria meta.Pronti a fare le valigie?

Destinazione Toscana, terra meravigliosa ricca di pinete celebri tra cui una, in particolare, sita nel cuore stesso della Maremma, a Roccamare, eradiventata il buen retiro di un gruppo – e che gruppo! – di intellettuali italiani di cui oggi si ritrova l’eco nel bellissimo Ultima estate a Roccamare di Alberto Riva (Neri Pozza). Italo Calvino e Pietro Citati; Carlo Fruttero e Franco Lucentini e molti altri qui si trovavano, facevano il bagno, discutevano e si leggevano a vicenda e leggevano altri magnifici autori – Kundera come Simenon, Orengo come Garboli – dando vita a un microcosmo denso e accattivante, ricco di rincorse e di citazioni e di rimandi colti, capaci di creare un immaginario pulsante. Quello stesso che non finisce di amplificare la curiosità del lettore e lo spinge a seguire il filo delle suggestioni di cui il romanzo è intriso e a cui spesso l’autore fa solo un accenno. Il risultato è un libro che, come una matrioska, contiene mille altri libri, e che si deve necessariamente avere e divorare se si ama la letteratura italiana di quel periodo storico e i suoimattatori, gli stessi che avevano la capacità di creare, anche con il loro quotidiano, un’avventura letteraria unica.

Stessa regione ma è Pisa la cornice in cui si muoveLivio Maiorano, giovane di belle speranze e, a quanto pare, prossimo alla laurea in giurisprudenza, che cammina per la città toscana come se, nei suoi passi solitari e nel ruminare continuo della sua mente, potesse dare fiato alle sue menzogne. Già perché il protagonista de Il Laureando di Maurizio Amendola(66THA2ND), erede putativo del prestigioso studio notarile di famiglia a Crotone, vive una vita parallela rispetto a quella raccontata ai suoi cari, totalmente all’oscuro del buco nero nel quale il ragazzo è precipitato. Perché ci sono tare che, come ferite mai rimarginate, continuano a spurgare dolore ed è proprio quel malessere, quella fatica di vivere dopo un lutto mai accettato, quel bagaglio insopportabile che costringe a districarsi tra promesse e inganni, relazioni sbagliate e turbamenti, che diventa per il ragazzo una condanna. Un romanzo intimo e intimista, in cui la voce secca del narratore costruisce una gabbia per il suo Livio in un crescendo di angoscia orchestrato in maniera magistrale.

Volare in Inghilterra e da lì seguire lo scorrere del tempo per scoprire se davvero esista qualcosa di più forte del primo grande amore è il viaggio che Claire Daverly costruisce nel suo “Talking atNight. Parlare di notte li salverà” (Rizzoli). Rosie e Will, Will e Rosie: giri immensi e ritorni, con buona pace di Venditti, tra due ragazzi diversissimi tra di loro ma forse, proprio in virtù di questo, anche più simili di quanto loro stessi pensino. Ed è tutto racchiuso nelle loro parole, in quei dialoghi che spezzano le comuni solitudini, che li avvicinano per poi portarli lontano, tra possibilità e derive che il tempo, mai troppo clemente, spalanca davanti a loro. Un romanzo che ha l’impianto di un teen movie e il ritmo di un contrappunto, che affronta anche il dolore con la delicatezza di una carezza e il respiro lieve di una canzone.

Ancora passaporto in bella vista per planare su Chicago, terreno di gioco di una nuova antieroina, pronta a farsi largo in quell’ideale catalogo di ragazze interrotte di cui lei, la protagonista del romanzo di chi è stata definita una “Thomas Bernhard di cattivo umore”, non sfigurerà affatto.L’autrice è Halle Butler che, con “La Nuova Me” (appena uscito per Neri Pozza), disegna un personaggio femminile totalmente respingente: Millie ha trent’anni, un carattere impossibile e un tran-tran quotidiano che, tra il lavoro precario e il vuoto della sua vita sociale, la rendono triste e rabbiosa. Le cose però potrebbero cambiare con l’opportunità di un impiego, finalmente, stabile e un conseguente repentino cambio di vita che, per la ragazza, rappresenterebbe la realizzazione di un sogno. Il condizionale è d’obbligo e al lettore il compito di andare oltre le prime 50 pagine per esplorare, con un punto di vista amaro e realistico, i valori superficiali e le categorie effimere di una generazione ancora alla ricerca di sé stessa.

Chi non si è cercato ma si è trovato per poi provare a non perdersi -del resto, gli innamorati lo sono per sempre cantava Umberto Tozzi, dato che siamo in vena di canzonette- sono Flaminia e Carmine, i deliziosi Innamorati del romanzo di Peppe Fiore (edito da Einaudi). Si torna in Italia, a Roma, per farsi accogliere dalla girandola di quelgrande amore che lega i due protagonisti, moderni trapezisti costretti a fare i conti con una realtà instabile in cui solo gli affetti, si spera, possono fare da rete di sicurezza. La loro fama, il loro ruolo sociale, tutto quello che tenta in ogni modo di minare la loro felice unione è il centro di un racconto spassoso e frizzante, che rilegge in chiave quotidiana una certa qual mitologia romana decadente e spesso stralunata in cui la caduta, poi, non è mai così grave come sembra.

Fa decisamente più fresco in Groenlandia ma questo non mette al riparo dalle fatiche della vita, tutt’altro, soprattutto considerando la quantità di suicidi tra i giovani che ogni anno aggiornano le dolenti statistiche dell’isola. È un malessere endemico con il quale fare i conti che viene narrato ne La valle dei fiori di Niviaq Korneliussen, (edito da Iperborea) e a cui non sfugge la protagonista, che benché baciata dalla prospettiva di un futuro più che roseo – una ragazza che la ama, gli studi universitari in Danimarca – non riesce a fare i conti con quel senso di esclusione e di disagio che, fin da piccola, le ha fatto compagnia. Ma non è da sola. Alla conta dei suoi fantasmi, si uniranno quelli presenti nella Valle dei fiori di plastica, il cimitero testimone dei suicidi di ragazzi e ragazze nascosto da un silenzio ricco di pudore che la protagonista si intestardisce a volerconoscere. Ma, come spesso succede, il potere attrattivo di certi eventi rende difficile sfuggirne alla malia ed è naturale lasciarsi trasportare da un vortice sensoriale travolgente e massacrante. Un romanzo dolente, irrequieto, che respinge tanto quanto avvolge, e il cui merito è anche di quellostile ritmato e incalzante, ricco di chiaroscuri e drammaticamente intriso di un male di vivere difficile da scardinare, da cui è percorso.

Termino, ça va sans dire, con Parigi e con la storia scoppiettante tra una parigina ebrea un po’ nevrotica e un giovane musulmano raccontata da Nathalie Guetta nel suo romanzo d’esordio, “Dodici in caso di stress (Ventanas). Èdivertente e malinconica la narratrice nel suo tradurre in parole scritte il suo vissuto tra canzoni napoletane e rendez-vous nella più autentica Ville Lumière in cui si consuma una relazione che, come un minuetto, incalza e poi si addolcisce fino a diventare un sottofondo super piacevole.

A presto per regalarvi altre coordinate…letterarie!

Ursula Beretta

 

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