…e alla fine arriva Harry

Gennaio, o caro. Leggere per scaldarsi e, perché no?, per rendere l’attesa della bella stagione solo una questione di pagine. Ecco qualche consiglio e,  naturalmente, ancora buon anno!

Due felini dai nomi inequivocabili, Miss Marple e Poirot, un catalogo in movimento di romanzi gialli e un libraio un po’ scontroso ma dal cuore tenero sono i mattatori dell’ultimo, fortunatissimo romanzo di Piergiorgio Pulixi, “La Libreria dei Gatti neri” (edito da Marsilio Lucciole). Siamo a Cagliari ma la città, lontana dalla cornice tradizionale che ci si aspetterebbe da un noir, rimane in secondo piano per accogliere i tormenti di Marzio Montecristo – ah, la bellezza dei nomi non scelti a caso….  Insegnante di matematica convertito a libraio di “Les Chats Noir” – insegna specializzata in libri gialli e custodita, idealmente, da due gatti neri chiamati come i pupilli di Agatha Christie- , l’uomo si trova ogni giorno a fare i conti con un manipolo di creditori, un amore non corrisposto e un gruppo di lettura di vecchietti appassionati di crimine che anima i martedì sera della libreria. Basterebbe forse questo a convincere della bontà di un romanzo che sarà amatissimo non solo da chi già apprezza la penna di Richard Osman con i suoi investigatori attempati e spassosissimi, ma che non lascerà indifferente anche chi avrà voglia di scoprire l’identità del misterioso serial killer che, senza pietà, comincia a seminare morti inspiegabili e decisamente crudeli nel cuore della città sarda.  Ma se “i casi più difficili sono sempre quelli più banali” non vi resta che cominciare una lettura piacevolissima e appassionata per dare ragione a un’inconfutabile verità…

Cercate il racconto di un’emozione tanto forte quanto crudele ma lontano da qualunque forma di pietismo? “Adattarsi” di Clara Dupont – Monod (edizioni Clichy) è un romanzo che nasce da una tragedia ma che, lungi da qualsivoglia compiacimento, la trasforma in una favola dolente e ricca di umanità. E di insegnamenti eccezionali. Merito di un neonato bellissimo che, insieme alla gioia per la sua nascita, costringe la famiglia a fare i conti anche con la diversità. Il bambino, infatti, porta in dono la sua disabilità che, come una condanna, renderà la sua vita breve e dolorosa e, di converso, orchestrerà in maniera diversa gli equilibri dei suoi cari. E i legami tra di loro. Adattamento, del resto, è la parola magica che risuona nella valle che accoglie questa amara danza di genitori e figli per sopravvivere, loro stessi, accanto al bambino. Il fratello maggiore e la sua dedizione assoluta al piccolo, capace di usare il linguaggio sensoriale per comunicare con lui, si contrappone alla sorella minore, vittima di una rabbia infantile e senza soluzione per una sorte capitata, per sbaglio o per ventura, di cui non se ne fa una ragione. E ancora l’ultimo fratello, tardivo risarcimento del destino, che si trova in balia di fantasmi e a gestire un silenzio difficile da accordare. Tre personaggi per altrettanti capitoli in cui la voce narrante è quella nota e al contempo anonima delle pietre della casa, capaci di esorcizzare il dramma e trasferirlo in una dimensione oggettiva e al limite dell’universale. Dove ci sono i giudizi degli altri e la loro distanza;  il velato j’accuse per le mancanze burocratiche e sanitarie di una Francia tiranna e insensibile; una natura al limite del leopardiano in cui, per assurdo, sembra che solo le cose inanimate abbiano una maggiore empatia. “Adattarsi” è un libro di solitudine e di solitudini, dalle quali non si deve sfuggire ma con le quali è bello, spesso, confrontarsi. Ma è anche un romanzo che parla di tolleranza e di pazienza in cui la scrittura, al limite essa stessa del sensoriale, accompagna le derivazioni per rendere la tristezza presente, certamente, ma non predominante, una costante del vivere alla quale però non è necessario soccombere.

E alla fine arriva Harry. Il principe, naturalmente. Impossibile resistere al richiamo delle sirene – di allarme, verrebbe da dire – e snobbare il primo e più atteso libro del 2023, “Spare – Il Minore” (edito da Mondadori), in cui c’è lo zampino di J.R.Moehringer, “collaboratore, amico, confessore e compagno di sfide dialettiche” (così come viene citato nei ringraziamenti finali), che costituisce, di fatto, una garanzia. Il giornalista americano, infatti, è tanto maestro nel raccontare le vite degli altri – vedi alla voce “Open”, la struggente autobiografia di André Agassi – che nel fare sentire la propria, riconoscibilissima identità ne “Il Bar delle Grandi Speranze” e in “Pieno Giorno” (entrambi editi in Italia da Piemme) che, nel caso non li aveste letti, vi consiglio di recuperare. Per tornare ai dolori del giovane principe, l’impresa delle 500 e passa pagine in cui questi sono raccontati con dovizia di particolari costituisce una lettura piacevole per chi è appassionato delle storie della corona inglese e vuole conoscere il punto di vista di un personaggio scomodo a cui non è stato risparmiato nulla. Certo, si potrebbe obiettare che ha avuto la fortuna di nascere coronato, ma la vita, in quanto a dispiaceri, se ne infischia di blasoni e Harry ne è la riprova. Ne deriva un racconto biografico che prende le fila dalla tragica scomparsa di Lady Diana, madre amatissima e la cui presenza è una costante nel romanzo, e prosegue con l’educazione faticosa alla vita di un ragazzo incompreso e solo, perennemente al centro dell’attenzione mediatica, alla ricerca di una sua realizzazione professionale e, soprattutto, estremamente bisognoso d’amore. Ecco, è questo a mio avviso il dettaglio su cui soffermare maggiormente l’attenzione. Quel genere di fama non è certo un buon biglietto da visita per provare a costruire un rapporto sano con una donna e le relazioni fallimentari che vedono Harry protagonista ne sono una riprova. Per lo meno fino a quando entra, fuor di metafora, in scena Meghan Markle. E qui mi fermo. Perché “Spare” è sicuramente un ottimo compagno di viaggio per godersi, anno dopo anno, le vicissitudini reali e regali di quello che, a conti fatti, è un uomo come molti altri, immerso in una famiglia che, al netto del ruolo, è simile a tante altre, tiare permettendo. Leggetelo, se amate il genere e i Windsor, se volete conoscere l’altra faccia di una realtà spesso indagata nelle sue derive pruriginose. O se, perché no?, coltivate da sempre il sogno di diventare principesse che, a conti fatti, oramai non si nega davvero a nessuno. È sufficiente imparare a fare l’inchino comme il faut…

Testo di Ursula Beretta

 

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