I figli maschi sono delle mamme
Mi sembrava tanto una leggenda, una diceria come quella che se hai il pancione a punta aspetti una femmina e se ce l’hai rotondo aspetti un maschio. Guardavo le mie amiche mamme di maschi ma non coglievo fino in fondo le prove di questo fantomatico trasporto esclusivo da parte dei loro figli. Poi è arrivato Bibo, il mio secondogenito, e finalmente ho avuto modo ti testare sulla mia pelle che affettivamente i maschi non hanno occhi che per la loro mamma.
Non so se abbia a che fare con Edipo, con Freud, con l’istintiva attrazione maschio-femmina, sta di fatto che mio figlio ha dimostrato fin dai primi mesi di vita una smaccata preferenza per me, a scapito di chiunque altro: il padre in primis, e poi i nonni e il resto del parentado.
Lungi da me fare ai miei figli quella insidiosa e stupida domanda che si faceva quando ero piccola io: a chi vuoi più bene, a mamma o a papà? Tanto, se sulla risposta di mia figlia ho qualche dubbio, la risposta di mio figlio la so già: vinco io 10 a 0. Sempre e comunque. Se le femmine manifestano una più o meno velata preferenza per i papà, i maschi sono plateali, fisici, il loro trasporto per la mamma è inequivocabile perché lo comunicano senza pudore e senza peli sulla lingua, a gesti e a parole.
‘Bibo, vieni che ti metto le scarpe. No, me le mette mamma!
Bibo, ti accompagno a mangiare? No, mi aiuta mamma.
Lui se ne esce con dichiarazioni d’amore da romanzo Harmony che a sua sorella non ho mai sentito pronunciare, tipo: mamma, voglio te!
Oppure ‘Mamma, sono molto contento di te’ che a sentirla così sembra la frase di un CEO verso il manager subordinato ma per lui è la massima espressione di un appagamento che ha voglia di comunicarmi, perché io ne sono la ragione, la fonte.
Lui è quello che, disteso accanto a me, smette per un istante di succhiarsi il pollice, alza appena la testa e mi schiocca un bacio sulla guancia. Ed è pure quello che a un anno, davanti alla sua sorella maggiore veniva ad abbracciarmi mettendo subito in chiaro ‘questa è la MIA mamma’. Geloso di me come normalmente sono i primogeniti e non quelli nati dopo.
Mio marito è rassegnato, cerca di circuire il figlio e corromperlo in tutti i modi, lo attira con promesse di grattini sulla schiena e un’overdose di calci al pallone in soggiorno. Lui partecipa, prende quello che c’è da prendere, ma poi torna da me, il suo faro.
E io? Io con mio marito davanti a tutto questo trasporto esclusivo faccio la vaga, quella che non ha assolutamente colto la differenza di trattamento. Lo rassicuro per limitare la sua frustrazione, con frasi tipo ‘ma no, dai, figuarati, è una fase’. Ma in segreto mi sento l’eletta, ci sguazzo dentro alla grande. Gongolo. Sento di far parte di un club, il club delle ‘mamme di un figlio maschio’, i cui membri sanno di parlare un linguaggio comune, di avere il privilegio di essere oggetto di manifestazioni di ordinario slancio sentimentale. Bè, tutto normale, del resto si sa, i figli maschi sono delle mamme.
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