Giugno a Milano

Giugno a Milano è il gelsomino che si arrampica sui muri dei palazzi ottocenteschi e che pervade del suo profumo le strade.

E’ sentirsi un po’ turisti come i giapponesi che fanno la fila sotto gli ombrellini parasole per andare a vedere il Cenacolo Vinciano.

E’ il buio che arriva alle 10 di sera.

E’ il caldo umido che ti appiccica i vestiti addosso e ti imperla la fronte di sudore dalle 8 del mattino.

Giugno a Milano è il gelato da Grom dopo cena.

E’ i Navigli pieni di gente e l’odore dello zampirone fuori dai locali.

E’ la città che inizia a svuotarsi, per diventare più malinconica e più vivibile.

E’ l’asfalto morbido sotto ai tacchi che affondano un po’.

Giugno a Milano è l’acquazzone delle 5 del pomeriggio.

E’ togliere la canottiera ai bambini e vestirli di niente.

E’ la sala di un cinema che trasmette una commedia che nessuno conosce e che nessuno va a vedere. 

E’ la fuga del week-end verso la Liguria e la Versilia.

E’ sbirciare tra le vetrine per vedere se da qualche parte sono già cominciati i saldi.

E’ i bambini in vacanza dai nonni e i genitori che tornano a fare le ore piccole davanti a un drink.

E’ l’ambulante napoletano all’angolo, che mette da parte i tulipani e le fresie e inizia vendere ciliegie e albicocche.

Giugno a Milano è la mia amica Mimma che torna dal Kuwait per le vacanze e passa a salutare i vecchi amici prima di partire per la Puglia.

Io, Milano, la amo. Anche a giugno.

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