Incipit vita nova

Le cose cambiano. Le persone cambiano. Se solo 2 settimane fa mi avessero detto che i miei figli avrebbero giocato insieme senza azzuffarsi per almeno 15 minuti di fila avrei riso amaramente e invece da qualche giorno sta accadendo! Vanno in camera loro, chiudono la porta e giocano INSIEME più o meno pacificamente.
Se la ridono, fanno conversazioni surreali, spettacolini improvvisati. Il loro cinguettio attutito dalle porte chiuse è una gioia per le mie orecchie e per i miei nervi. Inizio a capire la funzione e l’utilità del secondo figlio. Non temo più i week-end di pioggia perché finalmente potrò tornare ad accoccolarmi sulla mia poltrona con un tè fumante fra le mani sapendo che non dovrò precipitarmi nella loro stanza ogni due minuti per evitare l’irreparabile. Non avranno bisogno che io gli tiri la palla o gli organizzi un finto pic-nic: d’ora in poi si tireranno la palla l’un l’altro e costruiranno torte finte da soli.
Anche per me le cose sono cambiate nelle ultime settimane, e io ho assecondato i cambiamenti.
Se un anno fa qualcuno mi avesse prospettato l’idea di un’attività da free-lance non lo avrei neanche fatto finire di parlare. Free-lance = precarietà = il male; contratto a tempo indeterminato = sicurezza = unica opzione possibile.
Ma la mia vita, ultimamente, è stata un susseguirsi di piccoli colpi di scena; le mie esigenze, rispetto all’anno scorso sono cambiate. Sono cambiata io.
E le mie priorità si sono rimescolate e riposizionate: la voglia, anzi l’urgenza di flessibilità, come la voglia di misurarmi con progetti che mi piacciono davvero, e in cui io ho molta voce in capitolo, sono diventate una necessità.
Tutto ad un tratto paradossalmente sono più attratta dalle incognite che dalle cose statiche e prestabilite.
Ma come, di questi tempi butti all’aria un contratto a tempo indeterminato per abbracciare la filosofia della precarietà? Sei pazza! – mi diceva una remota vocina nella testa.
Sarò un’inguaribile ottimista ma sì, sono pronta per questo salto, mi sembra di avere tutto da guadagnare. Mi sembra tutto naturale. I tempi sono maturi e non ho più i timori che avevo.
Anch’io entrerò ufficialmente nelle statistiche delle donne che dopo il secondo figlio smettono di lavorare oppure si inventano un altro lavoro, più consono ai loro nuovi ritmi.
Rapporti costruiti e coltivati negli anni li vedo trasformarsi in opportunità senza che io abbia fatto nulla perché accadesse. La capacità di empatia fa il resto.
Alleanze virtuose, di quelle che solo le donne sanno creare, diventano parte importante del mio nuovo quotidiano ed è la parte che mi piace di più di tutto questo nuovo fermento. Jovanotti non mi sta particolarmente simpatico ma in una sua canzone che passavano spesso alla radio diceva una cosa così: “la vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare” e questa frase, ora, mi calza a pennello.
E quindi sì, mi butto anzi volo! cercando di tenere a bada quella sottile insicurezza che davanti a passi importanti mi toglie il fiato per qualche secondo e cerca di convincermi che tutti siano più in gamba di me.
“Neanch’io sono affatto male!” sarà il mio nuovo mantra.
 
Guardo fuori dalla finestra e penso, anzi so, che tutto andrà bene.
Olli alla finestra 

 

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5 Discussion to this post

  1. Mimma Zizzo ha detto:

    Bellissimo post e in bocca al lupo amica !!! Si non sei affatto male ….

  2. Anonymous ha detto:

    Sei stata e sicuramente lo sei una donna coraggiosa anch'io sono in fase di cambiamento e mi piacerebbe cimentarmi in un blog tutto mio ma ho paura di risultare barbosa!!!

    • Emme ha detto:

      Cimentati! Scrivi di pancia e vedrai che non risulterai barbosa. Comunque sappi che il terrore di essere barbosa ce l'ho sempre anche io, a ogni nuovo post che scrivo…!

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