La maternità e le sue sfumature in 4 libri imperdibili

Ci sono sempre tante madri nei romanzi. Che siano protagoniste; che siano personaggi secondari che, come ombre silenziose, affiancano gli attori principali dei libri; che entrino in maniera furtiva nelle storie: qualunque sia il loro ruolo all’interno della narrazione, restano sempre assolutamente indimenticabili.

Così succede nelle letture che vi propongo, titoli estremamente diversi tra di loro ma tutti ugualmente capaci di far sentire la presenza di una maternità forte e caratterizzante, che altro non è che uno dei tanti, meravigliosi modi di essere donna.

Ragazza madre e per questo ripudiata dalla famiglia “più rispettabile del paese”, non parla mai con nessuno e nemmeno ride, a differenza di quanto faceva prima di rimanere incinta di una bambina di cui ha tenuto segreto il nome del padre. Rifiutata da tutti e costretta a mantenersi andando a servizio in fattorie e case private, si muove accompagnata dagli occhi adoranti della figlia “Génie la matta”, la protagonista del toccante romanzo di Inès Cagnati edito da Adelphi. Poco più di 150 pagine dense di uno stile parlato, scarno e quasi ripetitivo nei refrain che si ripetono e che tratteggiano in maniera indelebile cornice e personaggi. È la piccola Marie che vive nel terrore dell’abbandono da parte della madre a dare il ritmo di una narrazione scandita dalla ripetizione di gesti e di stagioni, di una campagna spesso perfida che non risparmia fatiche e sacrifici, delle incomprensioni di un mondo che conosce la durezza e non accetta la diversità ma la condanna. Non ho avuto niente, io ripete Génie alla figlia che le risponde Hai me. Ma non basta per salvarsi. Perché la miseria delle vite al margine, spesso violate da soprusi e cattiverie rende la sopravvivenza tanto necessaria quanto arrogante. Non si cambia l’etichetta che ti attacca la società, non c’è scampo per i più deboli, quelli che si sottraggono alla normalità, a quanto il vivere civile considera giusto. E sarà Génie, la dolente e silenziosa Génie, a pagare per essere rimasta comunque un outsider, al netto di quanto avrà potuto fare per sottrarsi alla gogna.

Una lotta impari che, oltre che contro la società, spesso deve essere fatta anche contro il passato delle persone che si amano: lo sa bene Hannah, la protagonista di “L’ultima cosa che mi ha detto”, il thriller di Laura Dave edito da Piemme di cui Reese Witherspoon si è innamorata a tal punto da trasformarlo in una serie tv interpretata da Jennifer Garner. Hannah lavora il legno come designer, ha un marito amatissimo, Owen, un genio informatico impegnato nell’ideazione di un nuovo software, e una figlioccia, Bailey, con la quale fatica a trovare una serena convivenza. Ma questo non le impedisce di essere felice fino al giorno in cui riceve uno strano biglietto e tutto si trasforma nel suo esatto contrario. “Proteggila” c’è scritto sul foglio con la calligrafia del marito che, da quel momento, scompare. E quel lei può essere solo l’amatissima figlia. È l’inizio di un viaggio a ritroso nel tempo e nel cuore dell’America, a Austin, che porterà Hannah e la riluttante Bailey a scavare in un passato denso di eventi e di vicende attraverso le quali scoprire che le persone che amiamo spesso non sono quello che conosciamo e che ci vuole tutta la forza e la determinazione di una donna innamorata per portare alla luce la verità. Una sfida anche e soprattutto a livello umano per Hannah, costretta a misurarsi con le riottosità della figlia del compagno nel cercare di creare un rapporto che non sostituisca quello della ragazza con la madre morta ma che gli si avvicini il più possibile.

Alle madri che si sentono inadeguate e che spesso sono lasciate da sole a gestire questo sentimento di incompletezza è dedicata “La Sostituta”, la graphic novel francese firmata dalla scrittrice Sophie Adriansen e dall’illustratrice Mathou – e curata nell’edizione italiana, edita da BeccoGiallo, dalla ginecologa Chiara Gregori che da oltre 20 anni accompagna le donne nel complesso percorso della maternità. Un libro speciale, che riassume le esperienze delle autrici in maniera accattivante grazie alla formula del romanzo a fumetto e le racchiude nella vicenda di Mareka che, attraverso la sua gravidanza, il parto e i primi mesi di vita della figlia, comincia una lotta silenziosa e impari con tutte le difficoltà legate all’essere madre. Paura, solitudine ma anche impotenza davanti alle aspettative sociali e, soprattutto, familiari che accolgono una donna alla scoperta del suo istinto materno. Sarò all’altezza? Saprò prendermi cura della mia bambina? Sarebbe così semplice avere una sostituta, qualcuno che sappia esattamente cosa fare, come farlo e che sia in grado di non farsi fagocitare dai giudizi implacabili della società nei suoi confronti… Un libro delicato, pensato per aiutare le donne a superare le loro fragilità e le paure legate a un momento bellissimo e sconvolgente della vita, che vuole essere al contempo un messaggio rassicurante e di condivisione di una situazione che accomuna tutte le madri e di cui è giusto parlare per accettarne la normalità.

Maternità in senso più ampio per “Costruisci la tua storia una parola alla volta“ di Joanne Harris (edito da Garzanti) perché l’autrice inglese, “mamma” di molti romanzi di successo, declina in una formula già sperimentata sul suo canale Twitter un decalogo rivolto agli aspiranti scrittori e proposto in un manuale pratico dalla solida struttura. Il risultato è un progetto unico, didattico ed esperienziale insieme, con il quale la Harris guida i suoi lettori nell’affascinante e complesso percorso che porta alla creazione del proprio romanzo o di qualsiasi altra cosa si abbia in mente di scrivere. Consigli pratici e tecnici, organizzazione di tutte le fasi del lavoro fino alla promozione del proprio manoscritto: una lettura che consiglio anche a chi non si veda nel futuro come romanziere ma che voglia semplicemente affinare la sua capacità di guardare al mondo e di leggerlo con occhi diversi.

Testo di Ursula Beretta

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