Le piccole libertà

Parigi, sempre lei. Ma anche Milano e una giovane donna che apparentemente ha tutto, un lavoro un filo precario, un fidanzato che aspetta solo di vederla in abito bianco, una villetta a schiera proprio accanto a quella dei genitori e una passione per il cibo tenuta, malamente, a bada da diete a base di junk food cinese.

Fino a qui tutto nella norma, o quasi. Succede però che nella vita di Oliva – si, senza i – protagonista del romanzo di Lorenza Gentile, “Le piccole libertà” (edito da Feltrinelli), ci sia una non-presenza importante, quella zia amatissima e stravagante, ripudiata troppo in fretta dalla famiglia e relegata in quel di Francia da dove, da anni, ha smesso di dare sue notizie. Fino a quando una mattina Oliva riceve un pacco direttamente dalla Ville Lumière con il relativo biglietto del treno per raggiungerla, una preghiera – “ci vediamo alla Shakespeare and Co. sabato questo” – e la raccomandazione di aprire quanto ricevuto solo una volta che si troverà nella storica libreria di fronte a Notre Dame.

E da qui ha inizio tutto. Perché il copione che la giovane donna ha recitato fino a quel momento e che era stato scritto quasi senza chiederle il permesso, è troppo stretto e ha sicuramente bisogno di una revisione. Ma è questo il problema. Gli schemi rigidamente accettati, le caselle nelle quali incanalare ogni istante della vita, financo la psoriasi che affligge Oliva e che è chiaramente un disturbo di origine psicosomatica non bastano più. E lei dovrà farci i conti.

Conti che avranno il profilo buffo e lieve dei tumbleweed, i ragazzi che gravitano nella Shakespeare and Co, giovani di tutta Europa per i quali la vita, come insegnava il vecchio Jack, va goduta fino in fondo, che dormono tra i libri polverosi e fanno squadra tra di loro perché “gli amici sono i parenti che ci scegliamo”. Conti che interessano la zia Vivienne, un personaggio enigmatico e inafferrabile che il romanzo costruisce pagina dopo pagina, consegnando al lettore una figura indimenticabile e bizzarra, ma sicuramente irresistibile. Conti che sono Parigi e i suoi caffè, la bellezza della Rive Gauche e le gallerie d’arte, i clochard che conoscono l’amore e le delizie della pasticceria francese; che sono  fenicotteri da scoprire, vecchie pièce teatrali nelle quali rifugiarsi, e, soprattutto, quel coraggio di opporsi quando tutti si aspettano il contrario che si rivelerà una porta – finalmente libera – spalancata sul futuro.

Perché “dobbiamo essere liberi di essere chi vogliamo e lasciare gli altri liberi di essere chi vogliono”. Tout simplement.

“Le piccole libertà” è delizioso e leggero, perfetto da consumare senza moderazione in questi primi giorni d’estate.

(la stessa autrice è stata nel 2011 una tumbleweed alla Shakespeare and Co, e, come rivela nei ringraziamenti finali, alcune delle esperienze di Oliva sono state anche le sue piccole grandi libertà).

Testo di Ursula Beretta

 

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