Libri per l’estate che inizia…
Un assaggio d’estate in queste tre letture che vi consiglio per assaporare, con i primi caldi, anche l’avvicinarsi delle sospirate vacanze. In cui, naturalmente, il tempo per leggere sarà dilatato. Da qui ad agosto penserò a segnalarvi quei titoli che, a mio avviso, sarà un piacere mettere in valigia. Cominciamo?
I bucaneve sono fiori coraggiosi. Si fanno largo tra le nevi dell’inverno, incuranti del freddo, per regalare a chi ha la fortuna di scovarli una promessa di bella stagione. Mica per altro sono da sempre simbolo di rinascita e di speranza. Non è difficile immaginare per quale ragione Mélissa Da Costa abbia dato il nome di questo fiore al suo ultimo romanzo, “Bucaneve”(edito da Rizzoli) che conferma quella sua straordinaria capacità di giocare con i sentimenti mettendo in campo più personaggi in una trama ricca e ritmata. Un’autrice maestra nel creare microcosmi in cui i suoi protagonisti si muovono indifferenti al mondo esterno e alla ricerca affannosa di sé stessi e di un motivo per continuare a vivere. Sì, perché come nel più classico dei copioni, c’è una crisi che dà inizio a tutto: Ambre ha poco più che vent’anni, una famiglia disastrata alle spalle e una relazione con un uomo sposato che la spinge a compiere un gesto inconsulto. Sarà per trovare una tregua a un’esistenza che non riesce più a gestire che la ragazza deciderà di trascorrere l’inverno in un albergo ad Arvieux, un paesino delle alte Alpi francesi dove si impiegherà come cameriera stagionale. Ma, naturalmente, non sarà da sola e si accorgerà che il dolore, la disperazione, le delusioni come pure gli entusiasmi, le follie, i batticuori costituiscono la carta di identità anche di quelle persone con le quali, forse, imparerà ad andare avanti. È un romanzo tenero, Bucaneve, in cui all’elementarità dei sentimenti messi in gioco corrisponde un intreccio che è sempre pronto a complicarsi e a restare in movimento grazie a quel frizzante contrappunto di dialoghi che diventano fondamentali per lo sviluppo della storia.
E la storia, quella con la maiuscola, è la co-protagonista del bel romanzo di Francesco Pecoraro, “Solo vera è l’estate” (Ponte alle Grazie), tanto silente quando prepotente nel suo dispiegarsi accompagnando il racconto di una notte di tre amici e la donna che, in qualche modo, fa loro da collante e le vicende del famigerato G8 di Genova. Ma, al netto della drammaticità di quest’ultimo che rimane in sottofondo quasi a dare il ritmo alla narrazione, è poetico e al contempo potente il dispiegarsi del legame coraggioso e bollente che unisce Enzo, Filippo e Giacomo a Biba, “che non è bella ma probabilmente lo è, perché attrae irresistibilmente, anche senza volerlo, i maschi”. Biba che sta con Giacomo ma anche con Enzo e pure con Filippo; Biba che quel giorno di luglio decide di andare via con le amiche senza dire niente ai quei ragazzi che invece prenderanno la strada per il mare romano e per una festa noiosa dove non succede mai niente ma poi magari stavolta forse sì. Ma bisogna leggerla questa avventura dilatata, farsi attraversare da quella struggente odissea ebbra in cui forte, fortissima è la lingua di Pecoraro, che, sola, contiene la narrazione e il suo doppio, quello cioè che si costruisce nella testa di chi legge. E Biba? Indimenticabile. Più Biba per tutti!
E anche più Cleo per tutti, verrebbe da aggiungere dopo aver ultimato la lettura di un romanzo che consiglio senza se e senza ma perché ha il passo esatto dell’amore e del disamore in una città, New York, che è al di là del bene e del male. “Cleopatra e Frankestein”, l’opera prima di Coco Mellors (edita da Einaudi), è un salto nel buio scintillante. Due personaggi sopra le righe; una ricca umanità che gravita loro intorno tanto da dare vita a un universo privato, attraversato da dialoghi cristallini e da passaggi senza soluzione di continuità che, da una voce all’altra, finiscono per incantare. Ma la storia? Be, semplice. Galeotto è l’ascensore che, in una notte di Capodanno, fa incontrare Cleo, artista inglese poco più che ventenne, e Frank, americano pubblicitario più agé di lei, dando il la a una storia d’amore che culmina rapidamente in matrimonio. “Quando la parte più oscura di te incontra quella più oscura di me, si crea la luce”: è tutto qui il gioco di chiaroscuri che rende il libro doloroso e bellissimo così come dolorose e bellissime sono le storie d’amore che meritano di essere raccontate e che tengono tra le mani la magia di un’illusione potente e fedifraga. Ma come saperlo se hai 20 anni e cerchi la pace che la tua famiglia passata non ti ha dato; e pure se di anni ne conti il doppio e il buco nero che il successo non ha colmato ti accende di lucciconi gli occhi? La verità è che è un casino per quelli che, di base, non sono che bambini che si trovano e si riconoscono e che scoprono qualcosa di nuovo. E fa niente se New York è struggente e complice di una narrazione puntuta e circolare in cui, alle voci e alle vicende dei due protagonisti, si accompagnano quelle dei loro compagni di sorte in un parco giochi che l’autrice svela in un crescendo orchestrato magistralmente per le oltre 400 pagine che si vorrebbe fossero infinite. Leggetelo e innamoratevi anche voi.
E poi? Vi aggiungo Michela Murgia con “Tre ciotole” (Mondadori); il mio amato Rocco Schiavone che torna con una nuova avventura in “Elp” (edito da Sellerio); “Oro”, la luminosa biografia di Federica Pellegrini (La Nave di Teseo) meravigliosamente scritta da Elena Stancanelli. E poi un libro per innamorarsi ancora e ancora di Italo Calvino e per ricordare i suoi anni parigini raccontati da Fabio Gambaro ne “Lo scoiattolo sulla Senna” (Feltrinelli) e poi decidere di rimanere in Francia con una parrucchiera che incontra l’uomo della sua vita, Marcel Proust, direttamente tra le pagine della Recherche in “Clara legge Proust” (edito da Einaudi). À la prochaine!
Ursula Beretta
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