Libri per sentire ancora l’estate addosso

È un’estate infinta quella che ha seguito le oscillazioni geografiche delle mie letture da condividere qui per costruire un itinerario narrativo slegato dalle rotte tradizionali ma pronto ad accogliere suggestioni letterarie luminose e, ancora per un po’, dal sapore vacanziero.

Le stesse che conducono in Sicilia, seguendo la scia…golosa della storia di Arianna e Dionisso (si, con due S con buona pace della mitologia) al centro del romanzo di Roberta CorradiniCannoli Siciliani” (Giunti). Lei è una giornalista free lance, lui uno chef in cerca d’autore: le loro solitudini bizzarre si incroceranno dopo essersi scontrate per non lasciarsi più in un viaggio di sapori e di saperi che, dalle più disparate latitudini, farà sempre ritorno nell’isola sicula. Amore e cucina, dunque, in una sorta di diario a due voci che l’autrice rende ancora più godibile inserendo le ricette del cuore dei suoi protagonisti, impegnati a trasformare la loro relazione in un manifesto di vita pulsante e non avulsa dalla realtà.  Un racconto che fa sorridere e mette, ovviamente, l’acquolina in bocca!

Non è vacanza senza Georges Simenon che con il suo “Delitto impunito” (Adelphi) racconta una vicenda di gelosia a tinte noir che sceglie come cornice Liegi prima e gli Stati Uniti poi. C’è poco da fare per Elie, studente polacco a pensione dalla signora Lange e dalla figlia Louise, costretto a fare i conti con la presenza ingombrante di un altro pensionante suo coetaneo, che arriva con i suoi soldi a portare scompiglio nella sua placida normalità. Non resta che liberarsi di Michel per continuare a godere di quell’ipotesi di famiglia che, negatagli in passato, Elie sembra vivere ora. È un gioco degli specchi ricco di livore e congetture, sorretto dalla solita, magistrale architettura di una trama rapace che divora il lettore e lo trasporta nelle nebbie ossessive della mente umana, prendendosene gioco, stupendo con timore. Incantando, come sempre.

Ancora paura ma per un destino al quale si potrebbe, ma poi no, sfuggire. È in Francia che si dirige la rotta della narrazione inclemente di Anthony Passeron e i suoi “Ragazzi addormentati” (Guanda) per tratteggiare la piaga dell’Aids vista da una dimensione, per così dire, domestica. Un tributo che l’autore riserva, anche, a quello zio che non c’è più, di cui riprende i pochi, frammentari ricordi per ricostruirne l’esistenza e la sua drammatica relazione con la droga prima e con la malattia poi. Ritratto perfetto del malessere di tutta una generazione, il romanzo alterna in chiave documentaria anche il decorso scientifico e medicale della scoperta del male nel secolo scorso intrecciandolo al memoir personale per un risultato toccante e intriso di umanità.

È sempre la Francia a ospitare lo struggente testamento di una giovinezza ormai lontana e che trovava la sua ragione d’essere, di riflesso, nella cornice tormentata della Bretagna. È così che il ritorno nel Finistère per le vacanze di un parigino oramai adulto si trasforma in una madeleine di malinconia per un tempo che è stato e, soprattutto, per quelle estati che da giovani sembrano costituire l’essenza stessa della vita. Lo racconta Pierre Adrian nel suo “I giorni del mare” (Atlantide) accompagnando il suo protagonista nei pressi di Brest, nella villa di famiglia dove, come ogni anno, si riunisce la sua numerosa famiglia.  Tutto sembra immutato eppure tutto è cambiato sotto il sole dolce dell’oceano tra lenti pomeriggi in spiaggia, legami ritrovati, un fugace amore estivo che riconsegna al narratore l’esatto trascorrere del tempo e la dolorosa consapevolezza della maturità. “Agosto era il mese che assomigliava di più alla vita”. E questo romanzo è di una bellezza inquietante.

Mare o oceano, poco importa, basta solo rimanere sott’acqua con i racconti di Bonnie Tsui, “Perché nuotiamo” (66thand2nd) con i quali ci si immerge, letteralmente, in una sequenza di storie dedicate al potente rapporto di seduzione che si crea tra l’uomo e l’acqua. Sono tanti i motivi per i quali si nuota e altrettante sono le vicende raccontate che, attraverso ogni latitudine geografica e viaggiando nel tempo, danno conto dell’immarcescibile e ancestrale richiamo dell’acqua per l’essere umano.

Chiudo con “Ferrovie del Messico” di Gian Marco Griffi (Laurana Editore Milano)per tornare in Italia, più precisamente ad Asti durante il secondo conflitto mondiale, e accompagnare Cesco e il suo intollerabile mal di denti in un’impresa bislacca che porta il sigillo della Germania del Terzo Reich. Il disgraziato milite della guardia nazionale repubblicana ferroviaria avrà il compito di compilare una mappa delle Ferrovie del Messico senza, peraltro, spostarsi dai confini nazionali – o meglio, astigiani –. Ma non sarà da solo in un romanzo magnifico, epico e corale, d’avventura e insieme di riflessione che, nelle sue oltre 800 pagine, passa dalla guerra all’amore, dalla religione alla morte flirtando con la storia con la s maiuscola e regalando un capolavoro da divorare…

…in attesa, ovviamente, di un’altra estate. Buona rentrée!

Ursula Beretta

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