Ma “primipara attempata” a chi?!

Lo dico sempre (e non mento): sono felice di essermi sposata e di aver fatto dei figli in “tarda” età, cioè dopo i 35. Questo mi ha permesso di godermi appieno “l’età dell’innocenza”, quando sei pieno di sogni e la vita è tutta davanti a te, piena di promesse e di porte da aprire; mi ha permesso di fare scelte senza dover consultare nessuno e senza farmi influenzare da persone e circostanze; di poter partire all’ultimo minuto senza dover programmare con settimane di anticipo; di fare la superficiale a oltranza. Di conoscere tanta gente e fare mille esperienze entusiasmanti. Di sbagliare senza grandi conseguenze. Di essere io al centro del mondo.

Diciamolo, fino ai 35 anni è un delitto non essere un po’ egoisti e fare tutto quello che è possibile fare, senza “zavorre”. Come è invece patetico farlo dai 35 in poi.

Quando nacque Olli, ogni tanto il mio capo si divertiva a stuzzicarmi sarcastico, chiamandomi “primipara attempata”, lui che ha iniziato a mettere su famiglia prima dei 30 anni.
Se me la prendevo? Neanche per sogno, perché so benissimo che sotto sotto si rodeva di invidia “retroattiva”: all’età in cui lui cambiava pannolini e si svegliava 2/3 volte a notte io ero a giocare a tennis in Florida, anzi no, in giro per la Thailandia a visitare templi, anzi no, nei Paesi Baschi a imparare lo spagnolo. 
E poi, come per magia, quella vita è piano piano rallentata per lasciare il posto a scelte più definitive. Senza rimpianti. E con ancora tantissime energie, perché è proprio vero: i 40 sono i nuovi 30! 
E comunque, il tempo che passa e le zampe di gallina che avanzano non mi fanno più paura: ora ho 3 formidabili ammiratori (Enne, Olli e Bibo) che mi fanno sentire sempre giovane e bellissima.

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