Ne uccise più la lingua che la spada

Ei, tu!

(…)

Dico a te. E’ inutile che fai il vago, la maestra mi ha detto che oggi hai tirato un pugno a un compagno.

‘Ma lui ha detto che il verde non era il mio colore preferito e invece lo è’

E gli hai dato un pugno per questo? Capisco che a 3 anni questa può essere una causa per cui battersi, ma avere di fronte qualcuno che dissente in maniera provocatoria, che ha un’opinione diversa – anche apparentemente senza senso come questa – non è una buona ragione per menare le mani. In realtà non c’è mai veramente una buona ragione per dare un pugno a qualcuno. Ti sembra che in famiglia ci prendiamo a botte? dove hai preso l’ispirazione? dagli Avengers? ma quelli sono supereroi, non sono come noi comuni mortali. Noi umani rispettiamo l’opinione di tutti e se siamo davanti a un prepotente, ci difendiamo. Non con le mani, però! Con un’arma che fa molto più male, che quando colpisce mette KO: le parole. Non dico che in certe situazioni non ti cresca dentro una rabbia folle che ti annebbia il cervello e ti fa venire voglia di prendere a pugni qualcuno e che sia veramente, ma veramente difficile trattenersi. Sai quante volte la tua mamma si è trovata in quel tipo di situazioni? Anche il tuo papà, se è per questo. Anzi, se vuoi proprio saperlo, succede ogni giorno e succederà anche te, ancora e ancora: nel corso della tua vita ci sarà sempre qualcuno pronto a provocarti, più o meno consapevolmente, qualcuno a cui avrai voglia di tirare un pugno liberatorio. Il vicino di casa che tiene la musica ad alto volume, la signora che ti passa davanti ignorando la fila, il prepotente che ti ruba l’unico posto disponibile del parcheggio, il collega che si prende il merito di un lavoro svolto da te con lacrime e sudore. Il modo più civile di reagire è esprimendo le proprie ragioni parlando chiaro e in modo diretto oppure scrivendo, se serve. Non insulti – perché quelli sono facili e immediati come un pugno – ma parole chiare e dirette, da gentiluomo. Lì per lì sembra che non succeda niente, che il più debole sia tu, ma poi l’effetto si sente eccome, anche se non è il dolore fisico di un colpo in faccia: il dolore, il livido, prima o poi svaniscono; le parole invece, puoi far finta di ignorarle ma si insinuano dentro vischiose e restano in testa per un bel po’, riescono a mettere al muro gli altri, a spiazzarli. E sai quando sono ancora più efficaci? quando le pronunci senza urlare, con calma, guardando l’altro negli occhi. Con le parole è anche più facile chiarirsi e poi fare la pace, se dai un pugno alzi un muro che è più difficile buttare giù. Quindi, caro il mio giovane esemplare di maschio alfa, i pugni lasciali ai supereroi, tu sei un uomo.

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