Un figlio normale

Non è maleducato, è esuberante. Non è bravo in matematica, è ‘il genio della matematica’. Non è viziato, è ipersensibile.

E’ curioso come noi genitori – molto spesso – non riusciamo a guardare i nostri figli con obiettività. Non ce la facciamo proprio. E’ come se avessimo occhiali che filtrano i loro oggettivi difetti, le loro carenze, i loro limiti per mostrarceli eccezionali, perfetti da ogni punto di vista. Per sollevare noi genitori dalle responsabilità più scomode legate all’educare, correggere, guidare. 

Spesso l’amore materno ci obnubila il cervello. Facciamo una fatica enorme ad accettare che i nostri figli siano nient’altro che NORMALI. Che è più facile che nostro figlio sia semplicemente un bambino che ama il calcio e mai diventerà un Cristiano Ronaldo. Facciamo fatica ad ammettere che di Gisele Bundchen ne nasce una ogni 30 anni come di di Rita Levi Montalcini e che quindi in casa non stiamo coltivando nessuna bellezza eccezionale, nessuna mente straordinaria ma ‘solo’ dei piccoli individui che magari si faranno strada nella vita brillantemente, senza necessariamente diventare dei numeri uno.

L’altro giorno guardavo su Netflix un film che mi ha fatto pensare. Parlava di un chirurgo che, quando il figlio adolescente viene ridotto in fin di vita a causa di un pestaggio davanti a una discoteca, va a cercare i responsabili e alla fine si fa giustizia da solo, per poi scoprire che quel figlio così bello, studioso, sportivo, quel ‘bravo ragazzo’ su cui lui avrebbe messo la mano sul fuoco, sulla cui innocenza avrebbe giurato, aveva un lato oscuro. Ed era stato ridotto così per vendetta, perché era stato il più becero dei carnefici e non la vittima che il padre credeva. 

Quanto conosciamo i nostri figli? Non è che spesso proiettiamo su di loro le NOSTRE ambizioni, i NOSTRI traguardi che a suo tempo abbiamo mancato?

Sono domande che inizio a farmi già ora.

E un esercizio che mi sforzo di fare quotidianamente è di guardare i miei figli con più obiettività possibile. Per come essi sono davvero. Coi loro pregi e i loro difetti; coi loro punti di forza e i loro punti deboli. Con i lati da smussare e quelli da valorizzare. Con i loro talenti da coltivare e le loro mediocrità da aiutarli ad affrontare.

Vedo bambini iper-protetti e difesi a spada tratta qualunque gesto essi compiano. Vedo insegnanti messi in discussione perché hanno osato dire chiaramente ai genitori che il proprio figlio non sta attento in classe oppure ha difficoltà ad integrarsi coi compagni perché prepotente e arrogante. Vedo bambini messi su un piedistallo per meriti che non hanno. Mi viene da sorridere davanti a tutti questi potenziali campioni olimpici, geni incompresi, bellezze soprannaturali, Steve Jobs in erba mentre penso che dovremmo essere grati invece per avere dei figli NORMALI, ché la normalità è già un regalo dal valore inestimabile. Eppure pare che oggi non basti. Che essere normali sia da sfigati.

Sarebbe bello fare in modo che i nostri figli vivessero la loro vita senza ansia da prestazione nei nostri confronti e senza dover fingere di essere quello che non sono e non saranno mai. Per far felici noi.

 

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