l’Oasi Zegna

Vengo da una regione – il Molise – che nei libri di geografia delle medie era assimilata alla Valle d’Aosta, ma solo per le dimensioni, però! perchè poi non c’erano le montagne innevate, le baite, le piste da sci a renderlo famoso e facilmente localizzabile, nell’immaginario comune. Del ‘povero’ Molise si diceva solo che era terra di pastori che, all’inizio dell’estate, dalle zone monutuse portavano le loro mandrie a pascolare in pianura: che praticavano cioè la transumanza. Io non ho mai effettivamente assistito a questa attività antichissima. Probabilmente era pure praticata dalle famiglie di molti miei compagni di scuola che allevavano mucche e pecore. Non mi sembrava niente di eccezionale, non suscitava la mia curiosità. Come l’arrivo della neve per chi vive in montagna: un fenomeno scontato, che non merita uno sguardo diverso.

Poi ti accade di andare a vivere in città e ti ritrovi a valorizzare tutta una serie di dettagli a cui non avevi dato il minimo peso durante la tua vita nel paesino sperduto tra mare e colline di una regione che nessuno sa geolocalizzare. Il tutto è amplificato dall’arrivo dei figli: con loro in qualche modo hai voglia di tornare in contatto con la bellezza primordiale e semplice di quella natura con cui avevi convissuto da piccola dandola per scontata. E grazie ai figli riscopri lo stupore, la meraviglia davanti a fenomeni semplici quanto eccezionali: le mucche che, accompagnate dai pastori, percorrono decine di chilometri tra i boschi per tutta la notte; che si dispongono addirittura in fila indiana quando il sentiero si fa più stretto, fino ad arrivare scampanellando, alle prime ore del mattino, sulle vette della montagna. La transumanza, appunto. A cui, assieme ai miei figli, ho assistito per la prima volta non nel Molise ma in Piemonte, nel suggestivo contesto dell’Oasi Zegna. transumanza Oasi ZegnaOasi ZegnaE sì, è stato emozionante, per tutti e quattro. E’ stato emozionante anche scendere col bob a rotelle lungo una pista scavata tra i boschi ed è stato emozionante pure salire su per i tornanti e trovarsi circondati da un trionfo di rododendri in fiore rosa pallido, rosso vivo e lilla che  – ho scoperto – l’imprenditore tessile Ermenegildo Zegna, proprietario dell’omonimo lanificio che ha sede proprio nella zona, fece piantare negli anni ’30. La famiglia Zegna, negli anni ’90, investì poi in un’imponente opera di valorizzazione ambientale che trasformò l’area montana isolata attorno a Trivero (Biella) in quella che è oggi l’Oasi Zegna: un parco naturale dove vivono – protetti e in armonia con l’uomo – cerbiatti, volpi e numerose specie di piante e insetti. Uno straordinario caso di mecenatismo ambientale.

L’Oasi Zegna è aperta a tutti, a quelli che hanno voglia di fare escursioni a piedi, che hanno voglia di mangiare prodotti sani provenienti dal territorio, di vedere i cerbiatti e le volpi che (con un po’ di fortuna) lasciano le loro tane per uscire a procurarsi il cibo. A tutti quelli che amano la natura e non la danno per scontata.conca dei rododendri

Noi abbiamo dormito nell’incantevole Albergo Bucaneve, una baita di montagna perfettamente ristrutturata e moderna, con camere deliziose e accoglienti e un ristorante scenografico dove si cena con gli ingredienti che la natura circostante offre. E dove c’è anche una spa. Abbiamo pranzato anche alla Locanda del Bocchetto Sessera, la cui proprietaria ogni sera all’imbrunire dispone del cibo per 5 volpi che puntualmente vengono a prenderselo, senza timore di essere braccate.

Albergo Bucaneve Oasi Zegna

 

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