In Alsazia e Lorena con i bambini

Per quanto mio marito sostenga che le sue autostrade siano un disastro e che i suoi abitanti siano spocchiosi e antipatici io amo la Francia. Su di me ha un fascino irresistibile e – mio marito non lo sa ancora – il mio obiettivo è visitarla tutta, regione dopo regione. Ma voglio farlo insieme a lui e ai miei figli, sennò che gusto c’è? Ho trovato la chiave per allettare il mio consorte e far sì che faccia le valigie senza battere ciglio: ricordargli che la Francia ha una tradizione eno-gastronomica paragonabile solo alla nostra. Ogni regione ha il suo bagaglio di vini pregiati e piatti gourmet. L’Alsazia non fa eccezione: la nostra ultima spedizione in Francia è stata proprio in Alsazia, terra di grandi bianchi e di fois gras. Piccola regione che confina con la Germania e che la ricorda molto, almeno dal punto di vista architettonico e paesaggistico, l’Alsazia è forse meno ‘spettacolare’ rispetto ad altre regioni francesi ma di certo non meno affascinante. E’ molto verde ed è anche piuttosto vicina all’Italia, salvo che per arrivarci bisogna passare per la Svizzera, dove le strade hanno limiti di velocità assurdi e un sacco di cantieri aperti che rallentano l’andatura.  

L’Alsazia si visita agevolmente in pochi giorni. Noi lo abbiamo fatto in 3 tappe.

Siamo partiti da Strasburgo. Che è un mix di architettura medievale, edifici ultramoderni come quello del Parlamento Europeo e casette a graticcio che ricordano la vicina Germania. Da vedere assolutamente l’imponente cattedrale gotica di Notre Dame che sorge nel suggestivo quartiere della Grande Île, un’isolotto circondato dalle acque del fiume Ill e dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, fatto di vicoletti puntellati di casette a graticcio colorate.

Girate pure senza meta per il quartiere, tanto non c’è possibilità che vi perdiate per quanto è raccolto. A piedi recatevi ai super fotogenici Ponts Couverts, le tre torri trecentesche da cui si può ammirare il Barrage Vauban, un’antica diga che risale al XVII secolo. Non rinunciate a una passeggiata per le viuzze dell’incantevole quartiere di Petite France.

Il Parc de l’Orangerie è una meta obbligata per chi ha bambini piccoli: è pieno di aree gioco divertenti, che i vostri figli ameranno di certo più della cattedrale di Notre Dame. C’è anche un piccolo zoo e sul pinnacolo dell’edificio che sorge al centro del parco potreste anche avvistare un nido di cicogne. Le cicogne sono senza dubbio i volatili alsaziani per eccellenza, ne troverete ovunque! Se piove potete rifugiarvi al museo interattivo della scienza Le Vaisseau, che offre un sacco di attività per i più piccoli.

Dove dormire: noi abbiamo dormito in un paesino fuori Strasburgo, all’interno di un antico casale a graticcio convertito a maison d’hôte, La Cour de Lise, gestito da una coppia di signori molto ospitali che ci hanno fatti sentire a casa, Isabelle e Jean. Jean è stato per anni un rinomato chef stellato ma un certo punto, stufo di vivere sotto pressione, ha deciso di aprire un piccolo ristorane per il puro piacere di cucinare e allietare il palato degli ospiti. Ha rilevato una vecchia fattoria e assieme alla moglie l’ha ristrutturata per bene e quindi oggi, Isabelle si occupa della struttura ricettiva e lui sta ai fornelli.

Per la seconda tappa del nostro tour ci siamo inoltrati verso la Lorena, che architettonicamente è completamente diversa dall’Alsazia: niente più case a graticcio, molta più influenza francese. Abbiamo visitato Nancy, la città più importante, culla del movimento Art Nouveau ma anche ricca di piazze ed edifici opulenti risalenti al XVIII, come Place Stanislas, che è anche patrimonio dell’umanità, che dà l’impressione di essere a Parigi, a Place Vendôme. Io sono un’estimatrice dello stile art nouveau e non potevo lasciarmi sfuggire una passeggiata alla scoperta degli edifici che, nei dettagli, rappresentano questo stile. 

Dove dormire: abbiamo scelto di dormire fuori città, per goderci la campagna, che in Lorena è aperta e selvatica. Allo Château d’Adomenil, un castello del ‘700 convertito ad albergo, della catena Relais&Châteaux. L’hotel, immerso in una giardino meraviglioso, ha all’interno anche un ristorante stellato, dove abbiamo voluto concederci una cena l’ultimo giorno di permanenza. Per fortuna i bambini sono stati particolarmente educati, forse perché conquistati dalle patatine soffiate, uno dei piatti proposti dal menù per bambini: in Francia qualunque ristorante, anche quelli stellati, offrono un menu dedicato ai più piccoli.

Per la nostra terza tappa, la più ricca, abbiamo esplorato Colmar e la Route des vins. Colmar è il capoluogo della regione vinicola alsaziana e una cittadina che sembra uscita da un libro di fiabe tanto è curata e piena di fiori e di casette colorate che si affacciano sui canali. Bellissimo girare a piedi oppure in barca per il delizioso quartiere di Petite Venise.

E’ anche un’ottima base per andare alla scoperta della Route des vins ovvero un percorso collinare che attraversa i meravigliosi vigneti della regione e dove si concentrano le maggiori cantine vinicole alsaziane. Potete darvi alle degustazioni di Riesling, Gevurztraminer, Pinot Nero e Moscato di altissimo livello ma anche approfittarne per visitare micro-villaggi da cartolina come Riquewihr, Obernai oppure Hunawihr, dove vi capiterà sicuramente di avvistare delle aquile, altri volatili molto diffusi qui e poi tante cicogne. A Hunawihr, che è considerato uno dei villaggi più belli di Francia, c’è infatti il Centre de Réintroduction Cigognes et Loutres, dove vivono 200 cicogne allo stato libero. Fuori dal paese sorge una chiesa fortificata del 1600, arroccata in cima a una collina ricoperta di vigneti: una degli scenari più belli che abbia mai visto.

Vicino Colmar, a Ungersheim, abbiamo individuato due attrazioni interessanti per i bambini. Una è l’Ecomusée d’Alsace, un vero e proprio museo a cielo aperto dove è stato ricostruito un villaggio degli inizi del XX secolo, con le abitazioni dell’epoca, le botteghe, le strade, la chiesa e una rappresentazione realistica delle arti e dei mestieri dell’epoca. L’altra è il Parc du Petit Prince, che è particolarmente adatto ai bambini dai 6 anni in giù. I miei figli hanno adorato il trenino rosso che attraversa la stalla delle pecore, e che fa uno stop apposta perché i piccoli diano da mangiare agli animali. Hanno fatto 100 giri sulla giostra e sostato a lungo nelle aree gioco molto ben attrezzate. 

Dove dormire: anche per l’ultima tappa abbiamo preferito dormire fuori città. Abbiamo scelto l’Hotel Le Chambard, un Relais&Château situato al centro di Kaysersberg, un grazioso paesino accoccolato in mezzo alle vigne. L’hotel è di proprietà dello chef Olivier Nasti, che lo gestisce assieme alla moglie e – quando non sono a scuola – alle figlie. Ci ha sorpreso per le tante attenzioni riservate ai bambini: piccoli accappatoi, pantofoline da camera e addirittura ciabattine da piscina , oltre a frutta e biscotti appena sfornati sempre a disposizione in camera. Lo chef è appena stato insignito della seconda stella Michelin per il ristorante gourmet 64°, che si trova all’interno dell’hotel e che, neanche a dirlo, ha anche un menu per bambini. Oltre al 64°, Le Chambard offre anche una win stübe accogliente e easy…perfetta per le famiglie.  

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